IL MIO PRIMO

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Immagine presa dal web

Tu, te lo ricordi il tuo primo cellulare?

Io si, era un NEK, pesava “un cifro” ed era mono colore, dovevo prestare parecchia attenzione perché potevo sbagliare e mettere in borsa il cordless.

Era il tre aprile 1973 quando tale Cooper Martin che di lavoro faceva il project menager della Motorola fece partire la prima telefonata.

Chi chiamò? Ma semplice, tale Joel Engel capo dei “Bell Labs”, il proprio rivale in affari.

Tenendo ben saldo tra lem ani un DynaTAC 8000X, telefono cellulare che non aveva la leggerezza tra le migliori caratteristiche, pronunciò la frase:

“Ciao Joel, sono Marty. Ti sto chiamando da un telefono cellulare, un vero cellulare portatile».

Insomma due personcine da nulla che senza saperlo rivoluzionarono l’ intero sistema delle telecomunicazioni.

Ci vollero 19 anni, tantissimi soldi e la visione futuristica della Motorola, per realizzare questa invenzione, ma questo è l’esempio che provarci e soprattutto crederci porta ad ottenere un risultato, prima o poi.

Certo, si spera più prima che poi, ma sono molteplici i fattori che entrano in gioco.

Chi l’avrebbe mai detto? Che da allora in avanti il telefono cellulare avrebbe preso il sopravvento diventando prima sempre più piccolo e poi sempre più grande.

Prima consono al solo utilizzo per telefonare oggi sostituto di pc e macchina fotografica di tutto rispetto.

Strano come il mondo in poco più di quarant’anni venga stravolto e sconvolto dall’ utilizzo di un aggeggio.

Se solo noi umani mettessimo tutto questo impegno anche in azioni nobili e non solo destinare al nostro benessere.

Comunque.

Io avevo il NEK.

Era grande, e pesante, poi, sono passata all’ utilizzo dei NOKIA, quante ore perse a giocare a snake, quello originale, quello con lo schermo verde e il serpente in pixel.

Oggi la scelta tra giochi, sfondi e suonerie spazia tra immaginazione e realtà.

Puoi fare tutto o quasi tutto, puoi sicuramente fare tanto di più rispetto a ciò che io conosco.

Da oggi saprai anche chi ha inventato quel diabolico oggetto che tieni in mano per parecchio tempo.

Fonte www.accaddeoggi.it

21 pensieri su “IL MIO PRIMO

  1. crazyvery ha detto:

    Io andavo in giro con un Motorola e una rubrica telefonica perché non c’era ancora l’opzione per scrivere messaggi e scegliere il destinatario…dovevi aggiungere tu il numero a memoria!! 😂😂😂 bei ricordi!!!

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  2. Lucinda Red Rose ha detto:

    Buongiorno! 🙂 Interesante questo post, Marta! Non conoscevo i nomi di chi avesse invenrato il cellulare; il mio primo cellulare è stato un Ericsson, piccolo, con un antenna tozza, e con lo sportellino. Tempo dopo, sono passata al Nokia, che ho tenuto per un bel po’… Da un po’ di anni uso il Samsung…

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  3. SaraTricoli ha detto:

    😂 forte forte, come la tecnologia vola veloce… Nella mia presentazione sul blog, infatti dico che sono nata quando c’erano le cabine telefoniche a gettoni😅 sembra una cosa lontana lontana… Invece…
    Sono d’accordo, ci vorrebbe lo stesso impegno anche nelle cose nobile…
    Un abbraccio e grazie per il tuffo nel passato 😘

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  4. ricettedacoinquiline ha detto:

    Ricordo il preciso istante in cui mio padre si presentò con un Motorla enorme, pesante quintali per chiamarci quando era al lavoro lontano. Una spesa enorme, per un paio di mesi non ci furono merendine per casa per finanziare quell’acquisto! Il mio primo telefono è stato il famigerato Nokia 3310, però di un bel colore viola. Me lo regalò mio fratello a Natale con il suo primo stipendio, io mi lamentavo che i miei amici avessero tutti un telefono e io no 😦 gli volevo un sacco bene, l’ho tenuto per un sacco di anni… Poi sono passata al Nokia 5300. Aveva proprio un nome, “5e3”, aveva la fotocamera, la musica, LA MEMORIA ESPANDIBILE, ero troppo ricca… Me l’ero comprato con i miei risparmi! Quello l’ho distrutto, è durato talmente tanto che non so come abbia fatto a vivere XD

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  5. kikkakonekka ha detto:

    Il mio promo fu un Nokia, pesantissimo.
    Ricordo ancora che mi costò più di 600mila lire, circa metà stipendio di allora, e mia madre si incazzò di brutto perché riteneva fosse insensato spendere tutti quei soldi per un oggetto così inutile.
    Forse aveva ragione.
    Anch’io giocavo a serpentone, comunque.

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