JET LAG

JET

Io, di mio, non ho fatto niente per evitarlo.
Sono un bradipo in versione umana.
Ho da sempre difficoltà con sonno-veglia, veglia-sonno.
Che poi.
La difficoltà non è esattamente mia, o almeno così pensavo fino al mio ritorno in patria.

Che disagio.
Ho dormito 5 giorni di fila, e non scherzo.
Il sonno, quello pesante, arriva all’improvviso, pausa sul divano e via. Non mi svegli più.
È la prima volta che vivo questa cosa, sì è vero, c’è sempre una prima volta per tutto, ma l’avrei volentieri evitata!

“Marta!!! Dove sei?”
“A letto”

Eccolo il mio mood del dopo Giappone.
Difficile da superare, non impossibile.
C’è chi mi chiede come è andata questa avventura.
Io rispondo con tanto sonno arretrato.
E poi? Tu hai sempre sonno.
Vero. Anche questo è vero, ma non ho mai vissuto un disagio così.
Passa.

Sicuro che passa, ma nel frattempo me la dormo.

Buona notte, mondo!

WEROAD

È quasi finito il viaggio, mille dubbi dissolti in pochi giorni.
Come sarà quest’avventura?
Per me è stato solo un compromesso, ma ho scelto di mettermi in gioco.
Credo di non aver fallito, ho scoperto che esiste un mondo completamente diverso dal mio.
È strano pensare che la quotidianità di un altro sia completamente differente dalla tua.
È strano pensare che la tua vita, ciò che ti circonda, possa stupire altre persone.
È capitato anche a me.
Eppure é così, spesso ho raccontato nel mio blog cosa succede intorno a me.
Spesso non mi sono soffermata sui dettagli, ma ho tratto conclusioni sommarie dando per scontato il mio pensiero.
Per me è la normalità, per altri no.
Si dice che un viaggio si viva TRE volte, non a caso si fa riferimento al numero perfetto, 3.
Quando lo sogni, quando lo vivi e quando lo ricordi.
In questo viaggio non credo che mi siano capitati amici, ma persone talmente squisite con le quali coltivare fantastiche amicizie, del resto gli amici te li scegli, non ti capitano!

LO SAPEVI CHE…

In Giappone le fotografie devono scattare, non ha importanza se il tuo telefono è impostato sul silenzioso.
Fai una foto e il click parte in automatico. Sempre. Senza se e senza ma.

LO SAPEVI CHE…
Qui le macchine pare non abbiano il freno, o meglio.
Se stai attraversando la strada, con il verde, sulle strisce, non puoi stare tranquillo.
Succede che se un Giapponese è di fretta e tu sei lenta, riesce a rendere utile il tempo impiegato, come? Facendoti la polvere! Attenzione.
Questi sono simpatici, carini, cordiali, ma se son di fretta son cazzi.

LO SAPEVI CHE…
Mi sto autoconvincendo che i gialli hanno i GPS incorporato.
A forza di subire la costante mancanza di spazio causa sovrappopolazione imparano a intersecarsi l’un l’altro evitando gli scontri.
Ecco che se tu sbagli, ti scontri, inciampi o sgomiti, loro restano impassibili, ti guardano male. Semplicemente.
Poi vabbè.

CIBO

Tra le mille mila credenze sui giapponesi, esiste quella che qui, mangiano solo sushi.
Sbavare ad una bancarella è il mio mood dell’ultimo periodo, anche a casa ero così.
Qui sto mangiando, o meglio assaggiando un sacco di altre pietanze che nulla hanno a che vedere con il pesce.
La carne di Kobe, definita tale perché appartiene ad animali macellati in una determinata circoscrizione, risulta al palato molto morbida, saporita e… Insomma ne vale la pena.
Costa uno sfottio, ma è il nulla paragonato all’orgasmo sensoriale sprigionato dal primo boccone.
Del resto il cibo è come il sesso, composto da momenti di massimo piacere si accompagna ad altrettanti di godimento.
Da assaggiare? Beh sì! Attenzione al contorno, chips di aglio che, buone, per carità, ma poi con la fiatella? Come la mettiamo?!
I ristoranti in cui sto andando non hanno nulla a che vedere con i nostri, la socializzazione qui, non è nel podio della scala dei valori, è un semplice valore aggiunto.
Soba è Udon come se non ci fosse un domani.
Tempura di pesce, qualsiasi tipo di pesce.
Spedini di granchio, calamari, pelle di pollo…
Io sto facendo così, non mi pongo il problema del “cos’è questo?” non lo posso sapere, non resta che assaggiare.
Certo.
Con me vinci facile, ci vuole poco per strapparmi un sorriso, piatto pieno ed invitante e il gioco è fatto.

OSAKA

Nuova città, nuova visuale, nuovi orizzonti.
Se è vero che viaggiare apre la mente è altrettanto vero che scendere dal treno ed uscire dalla stazione equivale a ricevere una sorpresa.
Non sono mai stata amante delle sorprese, o meglio… Ci sono sorprese che per forza di cose devono e sono gradite.
Ecco.
Arrivare ad Osaka è stato così.
Per inciso, Osaka si legge pronunciando la o in maniera prolungata e contraendo le altre lettere, questione di tempi, chiaro.
Mille colori, mille idee…che una dietro l’altra prendono forma nella nostra mente.