LE RUBRICHE DI MARTA: ENGLISH LESSON #15

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LE RUBRICHE DI MARTA: 3 BUONI MOTIVI PER… MEDITARE!

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Esistono milioni di motivi per meditare.

Tre.

Io cercherò di scriverne tre, a modo mio. Tre ma validi, pochi ma buoni, chiaro il concetto?

Bene.

Se non lo fosse prova a pensarci.

Meditare serve per:

  • Imparare a contare, arriva a dieci prima di esprimere la tua opinione, a volte sarebbe meglio arrivare a mille, ma dipende dalle circostanze.
    Insomma.
    Da quando impari a contare, dall’età di tre barra quattro anni in poi puoi iniziare anche a meditare.
  • La meditazione è un qualcosa di serio.
    Poi ci sono io, che seria non riesco ad esserlo nemmeno in ufficio, davanti ad un cliente in difficoltà.
    Pensa, noi in ufficio abbiamo uno scalino all’ ingresso (di quelli contro le barriere architettoniche), poco tempo fa, è entrato uno.
    Ecco. dico uno perché mi è sembrata una visione, c’era e poi non c’era più.
    Sentivo la voce, seguivo le voci.
    Mi sono fermata ed ho iniziato a pensare, a riflettere, a meditare.
    Uno, due tre, mille. Non posso ridere, devo stare seria, devo capire in quale diavolo di buco nero sia finito, insomma, meditando la soluzione è arrivata da sola, si è alzato dal pavimento in evidente imbarazzo, ho finto che non fosse successo nulla, che fosse entrato in ufficio esattamente come tutti gli altri. Meditare.
  • Esistono anche corsi seri per permetterti di imparare a meditare, per pulire lo spirito, per imparare un sacco di cose.
    Io ho partecipato ad un corso di yoga, mi è piaciuto, però non ho imparato a fare la verticale.
    Praticare pratiche orientali serve per tante cose, non ho ancora imparato di preciso a cosa, ma sono sulla buona strada.

Funziona così, pensi rifletti, mediti e di botto ti vengono certe idee che guarda! Devi subito metterle in pratica perché se solo ti fermi per almeno dieci secondi a meditare su ciò che stai facendo ti rendi conto che sì, puoi evitare, che no, non fa parte delle cento cose da fare prima di morire.

 

PROBLEMI POCHI, MA BELLI SERI.

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Sono abituata così:

Se faccio una cosa la faccio in grande.

Che poi, il concetto di grande è relativo, esattamente come il concetto di persona normale.

Insomma, se per me può essere grande un sommergibile per un dinosauro no, per lui sarebbe come per me una formica, io per la formica? Un gigante, io, che sono diversamente alta un metro e cinquantotto.

Bene.

Ho dei problemi, certo come tutti, ma i miei, per me sono più importanti di quelli degli altri, ovvio, per tutti è così.

Dicevo.

Ho dei problemi.

Da quando ho scoperto che è tutto una questione di prospettive mi sto perdendo.

Nel momento in cui mi interfaccio con qualcuno, ma succede anche quando parlo da sola, anziché prestare attenzione al concetto, mi perdo ad immaginare altri punti di vista diversi dal mio, l’ho fatto anche poco fa, con quella storia della formica e del dinosauro.

Ultimamente questa visione del mondo, sta prendendo un po’ troppo piede e sto iniziando ad immaginare mondi fantastici, che poi.

Non sarebbe un grosso problema, affinassi l’abilità seguendo il discorso di fondo. Perché il problema è esattamente questo.

Finito il discorso mi allontano dalla persona continuando ad immaginare chissà quale scenario.

Da piccola quando immaginavo a voce alta mi dicevano:

“Hai una fantasia galoppante”

Adesso mi dicono:

“Sei pazza” “Cambia spacciatore” “Stai assumendo farmaci scaduti” “Per me non ce la fai”, dipende dalla mia risposta ovviamente.

Io invece penso che cercare altre prospettive sia una cosa divertente.

Io invece penso che avere ed usare la fantasia sia una cosa bella.

Io invece penso che no, lo spacciatore non lo cambio, i farmaci continuo ad assumerli (con tutto quello che costano!), si forse sono pazza, ma io nel mio mondo ci sto alla grande!

 

PILLOLE DI FELICITà: CAPITOLO 34

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-Marco? Ma..ma…

-Si, hai capito bene

-Quindi….

-Si Lucia, io e Susannah..

-Come scusa?!? Puoi ripetere? No, aspetta, fammi capire…

Marco scoppiò in una fragorosa risata, una risata di evidente origine nervosa.Aveva cercato in tutti i modi di spiegare con calma la situazione a Lucia, era andato a trovarla pure a casa ma senza risultato.Ora invece ne aveva l’opportunità malgrado la situazione non fosse delle migliori, si trovava nell’altrio di un palazzo, con un figlio in arrivo, la compagna stesa a terra sofferente e la sua ex migliore amica d’infanzia inebetita ad assistere alla scena.

-Aspetta. Stai zitto e smettila di ridere, non ti sopporto quando ti comporti così. Spiegami tutto con calma! Che fine ha fatto Carla? E questa chi è? Da dove salta fuori? E’ incinta! Anzi è quasi arrivata allo step successivo! Marco! Cosa diavolo hai combinato??

Le sirene dell’ambulanza arrivarono in soccorso di Marco che riuscì a spostare l’attenzione sulla povera Susannah. La ragazza intanto respirava a fatica stesa a terra e impegnata com’era a sopportare il dolore quasi non aveva fatto caso a loro.

-Non pensare di farla franca. Appena uscirai dalla sala parto mi dovrai spiegare tutto…

-Non vedo l’ ora Polpetta! Sono giorni che t’inseguo cercando di spiegarti tutto…

-Vai. Altrimenti ti prendo a sberle!

Marco salì in ambulanza con Susannah e partirono in tutta fretta per l’ospedale. Lucia invece rimase lì in balia dei suoi pensieri, confusa. Si sedette su un gradino della scala che portava al piano superiore, testa poggiata sui palmi delle mani, cercando di trovare il filo della storia. Non ci riuscì. Ritornò sulla terra quando si sentì toccare una spalla. Era una signora, sui cinquanta, che carica di borse della spesa non riusciva a passare. Lucia chiese scusa, si alzò liberando la scala e guardò l’orologio. Si accorse che aveva passato lì quasi un’ora e di getto uscì in strada e fermò un taxi.

– All’Ospedale, grazie.

Disse all’autista nel suo perfetto inglese senza lasciar trasparire nessuna emozione.

Giunta a desitnazione corse subito verso il reparto di ostetricia dove trovò Marco che passeggiava freneticamente avanti ed indietro per il corridoio, non gli avevano acconsentito di entrare forse, o forse lui non se l’era sentita.

-Eccoti. Ti va adesso di spiegarmi con calma cosa sta succedendo? E che fine ha fatto Carla?

Marco, finalmente fermo, la guardò rassegnato, sospirò, la invitò a sedersi accanto e cominciò a raccontarle tutto, questa volta per davvero, questa volta dall’ inizio.

Scritto in collaborazione con NEOGRIGIO

SANT’ANNA E LEGGENDA

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Immagine presa dal web

“Sant’ Anà acqua ‘nde tana”
A sant’Anna acqua nella tana.

Si sa, i detti popolari lasciano il tempo che trovano quando vengono disattesi, ma quando rispecchiano la realtà… vuoi per una coincidenza vuoi per un colpo di fortuna ( o di sfortuna) capita che ti ritrovi zuppa , in mezzo alla strada con i pattini ai piedi.

E no, non è un sogno

E no, non è un incubo.

E’ la realtà di una sera di mezza estate dopo che tua nonna ti ha raccomandato di stare a casa , perché domani sarà sant’Anna e sicuramente prima della mezza pioverà.

Ecco, sono fradicia perché io alle leggende della nonna non ci credo, ma immancabilmente mi ci ritrovo in mezzo, generalmente mai in senso buono, anzi diciamo raramente, così solo per essere un po’ più ottimisti.

Ricorderò questo giorno non tanto perché precede questa santa ma perché è stata la sera in cui ho scoperto che le ruote dei pattini in linea contengono dei cuscinetti che se restano a contatto con l’acqua per troppo tempo rischiano l’ossidazione, mandando a puccio parelli i tuoi fantastici pattini con un solo anno di vita.

O meglio solo i cuscinetti, ma si sa, una volta cambiato un pezzo non puoi più considerare super il tuo attrezzo!

Vedremo se anche quest’anno la leggenda si farà rispettare.

Insomma, per stasera è prevista acqua!