LE RUBRICHE DI MARTA: SCRITTO A MANO #44

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LA RUBRICA SPAGNOLEGGIANTE #40

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LE RUBRICHE DI MARTA: 3 BUONI MOTIVI PER…SPOSTARE LE LANCETTE!


Esistono mille motivi per ricordarsi di spostare il cuculo indetro di un’ora questa sera.

Forse uno è il più importante, ma ancora una volta sono i punti di vista a farla da padrone. Non sarà cosa gradita per tutti, ma anche qui, non è che possiamo essere tutti contenti contemporaneamente, anche perché il rovescio della medaglia sarebbe un casino, perderemmo la nostra spalla su cui piangere e ci incaponiremmo a cercare una soluzione al problema del momento, quindi facciamo che seguiamo la regola e va da la via…

  • risparieremo energia elettrica. Buono. Anche se non è un risparmio eccessivo risparmiare qualche eurino scarso non è mai cosa malvagia…

  • la fatica mattuttina nell’abbandonare il piumone sarà meno critica…anche se le condizioni climatiche andranno via via sempre peggio, aprire gli occhi e vedere la luce (no, intendo quella del giorno, non quella metaforica) può aiutarci a superare il trauma (userei il condizionale, ma facciamo finta che sia vero…)

  • saremo talmente rincoglioniti per i primi giorni che sbagliaremo a sederci a tavola, andare a dormire…insomma a rispettare le nostre esigenze primarie così che per i primi giorni saremo giustificati per eventuali disagi…

Ecco come sempre sappiamo che…c’è sempre un  buon motivo per fare questo piuttosto che non farlo. Sta a noi trovarlo, scovarlo ed attuarlo (ebbene sì! oggi pane e vocabolario!!!)

GENIALATA

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Questa cosa che le idee migliori mi vengono mentre sto facendo altro, guidando nello specifico, deve finire.

Insomma, non è possibile che il genio mi si accenda, esattamente qualche secondo dopo aver innescato il contatto automobilistico e finisca esattamente qualche secondo prima io intenda staccare il contatto.

Ora.

Non capisco il perché, se devo essere un genio, forse è questo il mio disegno del destino, io non lo debba essere sempre? Anche quando mi allaccio le scarpe, per esempio.

Ora.

Proprio non capisco, questo mio limite automatico è cosa strana, che poi, trovamela una cosa che in me non sia strana.

Ecco che parto, con la macchina intendo, e mi viene l’idea geniale, incontro l’idiota di turno e mi parte l’insulto degno di nota, sottolineatura ed evidenziatura (rosa, se posso scegliere perché nelle fotocopie in b/n non diventa nero).

E poi il nulla.

Ripenso a dove ero arrivata e puf! Come per incanto non ricordo pressoché nulla, se non qualche sporadica frase che messa insieme così alla cazzum, non assume un senso compiuto.

O meglio, assume un senso solo per me, oddio, anche io faccio fatica a capirlo e quindi nulla, desisto e non insisto, così non scrivo e lascio perdere nel mondo infinito la mia nuova storiella, esperienza.

Insomma.

E’ come i sogni, al risveglio non ricordi molto, cioè quasi nulla se non un semplicissimo dettaglio che ti riporta alla memoria la voglia di scoprire altro, ed ecco che inizi a viaggiare con la fantasia, ma solo dopo aver dettagliatamente cercato in rete il significato di quel piccolo unico ricordo.

Ecco.

Io sono così.

Perennemente sognatrice, da sveglia e da meno sveglia, insomma, anche di giorno io sogno, ad occhi aperti, mentre guido è come se vivessi la mia fare REM ed al risveglio eccomi creare una storia da un nonnulla, da un piccolo dettaglio accaduto o forse no.

PILLOLE DI FELICITA’: RITORNO AL PRESENTE

 

Episodio 14.  Scritto in collaborazione con NEOGRIGIO

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Le braccia di Lucia gli circondarono il collo, come se in quel caloroso abbraccio avesse voluto sfogare tutto lo stress accumulato di recente, come se avesse finalmente trovato un appiglio sicuro a cui aggrapparsi con tutte le sue forze.

“Certo che la vita è proprio strana eh? Ritrovarti per caso in una libreria”

“Si, hai ragione. Ma dai, raccontami, come stai? Cosa ci fai qui? Da quanto tempo non ci vediamo?”

“Non so da dove cominciare… Ci prendiamo un caffè? Ti va? Ho un decennio di avventure da raccontarti”

“Certo, ho tutto il tempo che vuoi! Ma che bello… peccato non ci sia anche Marco!”

Al solo nominare quel nome a Lucia le si riempirono gli occhi di lacrime. Andrea si accorse di aver toccato un tasto dolente, ma stranamente si sentì quasi soddisfatto di quella sua reazione.

“Dai, Lucia, non fare così…”

“No, scusami, hai ragione, è una reazione esagerata, è solo che sto passando un periodo un po’ movimentato e questa cosa… insomma, non pensavo di ritrovarti, non pensavo di ritrovarti qui poi, cosa ci fai? ”

“Beh, ci abito….ma dai su andiamo”

Uscirono dalla libreria con la guida di Budapest appena acquistata.

Nel tragitto verso il caffè della galleria Lucia appoggiò la testa sulla spalla di Andrea facendolo arrossire. Scelsero il tavolino di vetro posizionato all’interno del bar, proprio davanti la vetrata che si affacciava sul corso, dove la serena stasi delle persone sedute era in contrasto con la frenesia di coloro che si affrettavano alla ricerca di chissà cosa di così indispensabile.

Mentre si gustavano una cioccolata calda Andrea non perse tempo ed iniziò a raccontare alla sua amica d’infanzia come mai avesse scelto la città, cosa lo aveva spinto fin lì. Raccontò della sua carriera universitaria e delle sue trasferte come ricercatore. Rivangò a Lucia alcuni episodi dell’ infanzia riuscendo così a strapparle un sorriso, ricordarono quei momenti in cui lei, lui e Marco formavano il trio perfetto. Marco.

“Lo hai più visto?” domandò curioso Andrea, pentendosi immediatamente di quella domanda.

“Si, l’ho ritrovato per caso poco tempo fa. Sta bene, sta per sposarsi.”

“Coooosaaa?? Marco si sposa?? E con chi? La conosci? Avevo sempre creduto che un giorno avrebbe sposato te.

“No. Non sono io la prescelta.”

“Forse se tu non fossi andata via… ”

“Tu non cambi mai eh? Fin da bambino ti divertivi a prendermi in giro, sei cresciuto in altezza ma il cervello è rimasto uguale!”

“Dai Lucia… Non fare la bambina!!!”

“Cosa ne sai di cosa è successo? Come sempre sputi sentenze senza conoscere i fatti. Hai sempre fatto così! Idiota! Sei un idiota!”

Lucia furente si alzò dal tavolino e per poco non ribaltò la tazza di cioccolata quasi vuota in grembo al suo amico d’infanzia. Si avviò verso l’ uscita ma una volta giunta alla porta a vetri si girò e freneticamente tornò a sedersi al tavolino.

“Senti Andrea, ora ti racconto brevemente la mia versione dei fatti, tu devi stare zitto ed ascoltare, ok?”

“Si padrona!” E sfoderò uno dei suoi sorrisi ebeti che facevano strage di cuori ma causavano in Lucia un istinto omicida difficile da gestire.

“Aaargh! Sei proprio un’ idiota!”

“Anche io ti voglio bene, Lucia!” rispose sarcastico.

“La mia collega, o meglio l’unica collega che mi abbia accolta in ufficio come un’amica, si sta per sposare…”

“Non dirmi che lo sposo è Marco!!”

Ed una fragorosa risata fece sobbalzare la signora bon ton seduta al tavolino di fronte.

“Zitto. Devi stare zitto ed ascoltare… Dicevo. Si, lo sposo è Marco, ma io non lo sapevo. Ho avuto una pessima reazione quando l’ho scoperto, insomma, è stato inaspettato. Ecco perché sto per partire per lavoro, voglio allontanarmi da questa situazione, ho già fatto abbastanza casini…”

Lucia pronunciò le ultime parole a testa bassa, non si accorse che Andrea non la stava più ascoltando, guardava in un’altra direzione.

“Ma quello è… MARCOOOOO!”

“Non ci posso credere! Ma cosa ho fatto di male?!? Non lo chiamar….”

“MARCOOOOOOO!”