POSTA

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E quando dico Posta non intendo la Posta Certificata o una mail qualsiasi, no, intendo proprio il locale Posta, quello dove una volta si spedivano le lettere.

Hai letto bene, una volta.

No perché adesso, fai il libretto, paghi il canone, fai il permesso di soggiorno e chi aspetta si mummifica.

Ora.

Niente a che vedere con chi lavora al di là degli sportelli, io non me la prendo con loro, io sono incavolata nera con il sistema.

Esistono le banche? Bene. Perché non diamo a ogni ufficio il suo valore?
Voglio prelevare? Vado in banca!
Voglio fare il permesso di soggiorno? Vado ad un patronato!

No.

Qui, si fa tutto in posta, e poi quella povera anima che deve inviare una cazzo di lettera, resta in attesa per quaranta minuti (secondo più secondo meno) e deve far finta di niente.

Le brutte giornate non vengono mai da sole.

Già stamattina mi sono alzata con la luna storta, se poi devo stare per quaranta minuti in posta… Lasciamo stare, il nervo si scopre, la scimmia impazzisce.

Ora.

Chiedo a tutti i politici che in questi giorni stanno facendo promesse a destra e manca, non è che ne fate una anche a me?
Che ridate alle poste il loro unico compito!

Tanto lo so che le vostre sono promesse da marinai, ma non si sa mai, del resto almeno qualcosa lo dovrete pur fare, no?

E niente.

Oggi è andata così.

In posta, io unica italiana in coda ero accerchiata da un trans, un indiano con il raffreddore, un magrebino che non sa che in Italia esistono i fazzoletti di carta.

E poi mi dicono che ho sempre la luna storta.

Polemica. (Anche oggi!).

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LE RUBRICHE DI MARTA: SCRITTO A MANO #104

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RI-BLOGGO. GIULIANA

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Dammi la definizione di follia, chi è per te il folle, chi è per te un folle.

Per me un pizzico di follia ogni giorno è di estrema importanza.

Io sono cresciuta con il mito di Mary Poppins, l’ho visto rivisto mille (e una) volta.

Io adoro quella follia buona che s’insidia dentro di noi e si sprigiona così di botto.

Ecco.

Il post di Giuliana mi ha riportato alla memoria questo dettaglio del mio quotidiano.

E ADESSO Dì DI NO!

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Allora.

Non puoi dire che no, non ce la fai, c’hai provato?

Non inventare scuse, non accampare menzogne, insomma, non dir minchiate!

Se vuoi, puoi!

Non ci credi? Provaci!

Sto vivendo sull’onda dell’entusiasmo, ecco perché ho scelto questo argomento e l’ho sviscerato in questo modo.

Io voglio, non so se posso, ma io ci provo!

THE POST

Film, eccchefilm.

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Mi aspettavo una protagonista che tirasse fuori le palle fin dall’inizio, e invece no.
Ha tirato fuori il carattere solo alla fine, QUANDO C’ERA DAVVERO BISOGNO.
La storia la conoscevo, a grandi linee, frutto di qualche refuso storico immagazzinato chissà quando, il punto di vista di LEI, la protagonista, invece l’avevo sempre ignorato, mai preso in considerazione.

Una donna che (nonostante l’epoca) si è trovata, in seguito ad una serie di coincidenze tristi, a capo di un’azienda.
Per i più doveva essere ( e restare) la donna di casa, intricata tra faccende domestiche e figli da crescere, invece lei no. Lei dirige un giornale, non uno qualsiasi ma il Washinghton Post.

Insomma.

Come nelle migliori aziende il leader deve prendere decisioni che potrebbero causare reazioni e conseguenze anche su chi sta sotto di lei.
La pressione è alta, le scelte sono inerenti argomenti spinosi, scottanti, la guerra del Vietnam, mica robina, ma roba grossa.

Ecco. Lei ha fatto una scelta, davanti alla sua sliding door (che non per forza di cose dev’essere una scelta d’amore) sceglie di rischiare.

Se fossi un uomo direi che ha tirato fuori le palle, ma sono una donna e dico che si è rivoltata l’utero e ha iniziato a far girare le ovaie in senso contrario, (a molti, non solo ad alcuni).

Perché è così che funziona il mondo, DEVI DIMOSTRARE CORAGGIO, se rischi puoi (anche) vincere.
Lei ha vinto, e no, non è mai troppo tardi.

Se non ti ho ancora convinto, ti dico che troverai una Meryl Streep da lacrima facile e un Tom Hanks che ti farà pensare… “Ahperò! Chefffascino!!!”