SINGLE E FELICE (ma non troppo) #24

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  • Devi seguire il challenge… Ce ne sono di tutti i gusti… Poi fai qualche workout, rispetta i giorni di rest, però! E poi vedrai..
  • Cosa?!? Vedrai che?!? Amica non c’ho capito un acca.
  • Come sei antica…Lo sai, no? Mi è partito il nuovo sclero…
  • ODDEO!!! Aspetta. Mi siedo, qui posso??
  • NO! Lì no, è il mio box per fare gli affondi…
  • Si ok, ma fermati un attimo, stai sudando come un cammello al polo Nord..
  • SCUSA??? Come che cosa?
  • Un cammello al polo Nord. Lo sai no? E’ un animale che vive al caldo, appena lo spostano al freddo inizia a sudare, freddo.
  • No Amica, ‘sta minchiata??
  • Certo?? Sei una schifosa razzista… Forza, perché un eschimese non può comprarsi un cammello?
  • Si , certo. Anzi. Amica, a forza di saltare hai mandato in palla il cervello.
  • No. Tu non puoi capire! Devo risparmiare, mi sono messa a cercare qualche esercizio da fare in casa, ecco, mi è partita la mania, pensa che mi sveglio persino prima la mattina per fare la mia mezz’ora quotidiana, e poi, la mia tanto amata doccia, e se riesco, la sera, quando rientro dal lavoro, mi sparo un’altra mezz’ora, e poi doccia, così prima, con l’esercizio vado ad espellere le tossine, e poi con il sapone mi ripulisco la pelle.
  • Ecco. Riparti? Due docce al giorno?
  • Si. A volte tre, ma lo sai… Quest’anno ho anche il problema dei piedi. Non so come mai, ma puzzano in una maniera allucinante.
  • No Amica, il tuo problema non sono le ascelle o i piedi, il tuo problema è il cervello!
  • Ora dimmi! Perché ti ammazzi di palestra?No, fammela capire sta cosa…
  • Eh… Perché… Ci sono mille motivi del perché lo faccio, ma…aspetta, scelgo il migliore per te..
    Vediamo… Trovato!
    Mi “ammazzo” di workout at home perché metti che incontro l’uomo della mia vita, dovrò avere un’aspetto accettabile, no?
  • Si vero! Hai trovato la scusa perfetta, ma fammi capire…Se ti spacchi di esercizi in casa, perché si, dovresti parlare come me, fammi capire bene, quando lo potresti incontrare questo fantomatico principe azzurro senza calzamaglia?
  • Quando non lo so, ma sono certa che appena lo incontrerò te lo presenterò, no perché mi stai tormentando con sta storia che devo uscire, incontrare gente, e tutto il resto…
  • Dai Amica, oggi non è giorno di rest, alza le chiappe e fammi compagnia, vedrai dopo come starai bene!

QUANDO ERO PICCOLA…

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  • Mamma! Adesso basta botte! Perché altrimenti chiamo il Telefono Azzurro? Ok?
  • Inizia a fare il numero e se non riesci dimmelo che te lo faccio io…

Ecco.

Ora non chiedetevi perché io ho sempre la risposta pronta, o meglio, nel novanta percento virgola uno dei casi è la battuta pronta.

Io sono cresciuta così.

A domanda segue risposta, a parolaccia seguiva schiaffo, di rovescio dritto sui denti, che solo a ripensarci risenti il dolore.

Poi c’erano le ciabattate, ma no, io di quelle non ne ho mai prese tante, ero fortunata, o meglio, mia madre preferiva le scarpe.

Avevo la balia. Ecco. Ripensare alle marachelle mi fa tornare alla memoria la bacchetta delle rose, che poi è strana la mente, eh?!?

Oggi, che sono diventata grande io adoro le rose, o meglio, mi piace un sacco spuntarle e vederle rinascere, quando ero piccola, no, odiavo la bacchetta delle rose, quante volte che l’ho vista avvicinarsi in maniera troppo rapida alle mie piccole mani non esattamente innocenti, e… Non esisteva dirlo alla mamma, perché altrimenti arrivava il malrovescio dritto sui denti di poco fa.

Ebbene si.

Sono diventata grande lo stesso.

Anzi! Credo che queste sfuriate siano state utili alla mia crescita, credo che con me il telefono azzurro avrebbe chiuso i battenti per insufficienza di prove.

Oggi sono diventata grande, d’età s’intende, l’altezza quella è cresciuta poco, ma succede.

Oggi, posso dire di essere stata educata bene da bambina.

Oggi io sono quella che entra nel negozio e dice buongiorno, che ringrazia e che… Ha sempre la battuta pronta.
Anzi, non sempre. L’ultima volta che mi sono permessa di rispondere male a mia madre la sua reazione ha lasciato strascichi.

Perché lei è così, non ti minaccia, ti fa promesse.

Disse: “Marta, ti spacco il cranio” Avevo fatto una cazzata, l’ultima di una serie, insomma the last but not the latest, ancora oggi lei me lo ricorda.
No, non ho più fatto la stessa cazzata, nel frattempo ne ho fatto altre…
Perché in fondo si sa… Le promesse ti insegnano da piccoli a mantenerle.

 

 

PILLOLE DI FELICITA’

Nuovo capitolo!!!

Grazie NEOGRIGIO per la collaborazione, anzi no, per la pazienza che hai nel sopportarmi!!!

TITOLO: A TU PER TU

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Lucia fece entrare Marco accompagnandolo in cucina dove prese posto sulla sedia disposta sul lato lungo del tavolo. Con un po’ di imbarazzo Lucia si sedette invece a capo tavola.

– Non mi offri nemmeno un caffè?

– Devo?

– No non devi, però se lo metti su lo prendo volentieri.

– No, non mi va di offrirti un caffè e nemmeno un bicchiere d’acqua. Vorrei solo che andassi via velocemente, non abbiamo niente di cui parlare.

– E così per te non abbiamo niente da dirci? Quello che è successo in Sicilia quindi per te non ha nessun significato?

– Marco, è stato uno scherzo del destino, quel birbante me ne fa di continuo! Non pensare che sia qualcosa di più di una coincidenza.

– Dai scema! Sei più bella quando sorridi…

– Non sto sorridendo, anzi, penso che mi metterò ad urlare se non vai via. Ti prego, vattene.

– Lucia sono venuto fin qui a parlarti, me li merito almeno cinque minuti della tua attenzione? O no?

Il campanello della porta rispose al suo posto.

– E’ sicuramente Ferenc! Come la mettiamo adesso? Sei contento di avermi creato questo casino?

Non gli diede neanche il tempo di rispondere, si alzò ed andò ad aprire la porta. Lucia lo travolse subito di tante informazioni e così velocemente che Ferenc non riuscì a capirci nulla, ne intuì il senso quando, una volta appeso il soprabito, si ritrovò un uomo davanti. Capì subito, del resto ne aveva sentito parlare e aveva saputo della sua presenza in ospedale in Sicilia.

– Lei è Marco vero?

– E lei è Ferenc immagino, piacere.

Si strinsero la mano e Lucia rimase a guardarli in silenzio, erano così diversi, ma li aveva amati entrambi.

– Mi scusi, sono arrivato senza preavviso, dovevo giusto scambiare due parole con Lucia.

– Saranno questioni importanti visto che l’hanno portata fino a qui.

E così dicendo Ferenc si avvicinò a Lucia, passandole un braccio dietro la schiena. Lei trasalì, aveva paura di quello che poteva accadere, di dove avrebbe portato quella conversazione tra i due, e quell’abbraccio servì a rassicurarla. Guardò Ferenc con gratitudine.

– Beh, si, una questione importante di cui vorrei parlarle in privato.

Quel braccio dietro la schiena fu però una mossa da abile scacchista. Lucia interruppe la conversazione rivolgendosi perentoria verso Marco:

– No Marco, non ho tempo né voglia. Scusami adesso ma devo invitarti ad andare. Mi spiace.

Marco accusò il colpo ma non le diede ulteriori soddisfazioni. Con freddezza e dignità salutò entrambi e si diresse verso l’uscio.

– Salutami tanto Carla.

Riuscì a dirgli in maniera altezzosa Lucia prima che lui si richiudesse la porta alle spalle. Ora però doveva raccontare tutto a Ferenc. Lo avrebbe già dovuto fare da un po’, ora non poteva più rimandare. Si girò verso di lui e subito gli sembrò più distante, con un sorriso tirato in viso.

– Adesso però voglio sapere tutto.

Le disse.

Si sedettero sul divano in posizione comoda, come se già sapessero che ne avrebbero parlato per un po’, e Lucia cominciò a raccontare…

LE RUBRICHE DI MARTA: SCRITTO A MANO #74

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LE RUBRICHE DI MARTA: ENGLISH LESSON #6

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