PILLOLE DI FELICITA’: LA GRANDE QUERCIA

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Se ti sei perso l’ Episodio n.1 lo trovi QUI oppure QUI

Episodio 2

Vicini di casa, compagni di giochi dalla culla, compagni di scuola, amici per la pelle. Marco e Lucia erano cresciuti insieme per le vie del loro paesino di poche migliaia di anime dove tutti li conoscevano, ed in molti li immaginavano già adulti, insieme, come sempre del resto, come quella volta che la nonna di Marco partecipò alla sagra del Paese preparando un piatto tipico, le polpette ripiene, il cibo preferito del suo dolce nipotino, coinvolgendo nella preparazione anche le due piccole pesti. Quella volta arrivarono secondi e furono proprio loro due, spinti dalla nonna, a ritirare insieme premio sul palco montato per l’occasione in una piazza gremita di gente.

Chi però ha qualche anno sulle spalle e una buona esperienza di come va la vita, sa che è difficile per due ragazzi così giovani, anche se così uniti, percorrere lo stesso cammino insieme.

Ognuno presto o tardi inizia a sviluppare la propria indole, le proprie passioni, ed è così che dopo la scuola media i due ragazzi intrapresero una via diversa, Lucia, la più ribelle dei due, quella che aveva sempre mostrato una maggiore intraprendenza e negli ultimi anni anche accennato di tanto in tanto una certa insofferenza alla lenta vita del borgo, decise di intraprendere gli studi classici in città, approfittando anche dell’appoggio logistico della zia materna lì residente, Marco invece, il più calmo della “coppia” ma al tempo stesso il più saggio, il pilastro a cui Lucia amava aggrapparsi nei momenti di difficoltà, scelse di non allontanarsi troppo da casa sua, andando a frequentare il locale liceo scientifico, anche perché, in verità, l’ipotesi della città gli era stata preclusa dalle ansie materne e dalla disponibilità, o meglio indisponibilità, economica della sua famiglia.

I giorni passavano volgendo al termine dell’estate, l’ultima della loro adolescenza, e scorrevano tranquilli, come sempre. Il pensiero del distacco non li toccò mai, anzi si, solo una volta, ma venne liquidato velocemente con un concorde “ci sentiremo comunque, non cambierà nulla”, e poi in fondo non erano mica fidanzati. Ci avevano sempre riso su solo al pensiero, ad ogni battutina di un compagno o di un amico dei genitori incontrato per strada, la sola idea di scambiarsi un bacio li faceva ridere a crepapelle, versi sguaiati e guance rosse di vergogna. La loro amicizia però era sacra e andava suggellata simbolicamente, così, una settimana prima della partenza di Lucia, tornarono alla grande quercia all’ingresso del paese ed incisero le iniziali dei loro nomi.

L’ avevano già fatto per scherzo molti anni prima, questa volta invece si trattava di una cosa seria, e proprio lì, davanti all’ imponenza del grande albero simbolo del paese, luogo di ritrovo e di giochi per i ragazzini del luogo, sancirono una promessa che sarebbe durata una vita, la loro eterna amicizia.

“Nulla e nessuno ci dividerà! Promettimelo Polpetta!

Si! Te lo prometto Cavalletta”

Il muso lungo di Lucia si aprì in un largo sorriso, Marco sapeva che lei detestava gli insetti in generale, le cavallette in particolare, ma se l’ era cercata, riportando alla memoria la storia delle polpette e della sua ingordigia per quel piatto.

Ed eccomi alla fine del secondo episodio scritto a quattro mani con NEOGRIGIO

PASSEGGIARE AL SEMAFORO

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Si dice che le cose belle capitano all’ improvviso.

Si dice, anzi dicono, in tanti, forse troppi che l’ Amore quello vero quello con la A maiuscola arriva all’ improvviso, arriva e SBADABAM! Come nelle migliori vignette dei cartoni animati ti sbatte contro e ti rovina, nelle miglio delle ipotesi il trucco, nelle peggiori i connotati.

Ora.

Io non metto in dubbio che TU (si!lo scrivo in maiuscolo) abbia una seguito di donnette pronte a tutto per te.

Ora.

Io non metto in dubbio che tu sia uno di quei ragazzi che si guardano con occhiali a lenti 100% total black anche durante un temporale, perché abbagli.

Io non metto in dubbio niente di tutto questo.

Si, sei bello.

Si, adori farti guardare, no non me lo dire, è evidente.

Noto come sottolinei con quella maglietta lavata con un candeggio sbagliato, il bicipite definito ai mercati generali alzando cassette di banane sud americane.
Io noto tutto, e no, non voglio peccare di saccenza.

Semplicemente dovresti gentilmente levarti dalla palle ed attraversare la strada.

Perché TU (si!Lo scrivo in maiuscolo) sei talmente impegnato a farti ammirare che non ti sei nemmeno accorto di essere uscito di casa con un abbigliamento diciamo… singolare!

Ora.

Capisco la moda dei pantaloni ristretti ed accorciati.

Capisco la moda dei doppi, tripli tagli di capelli.

Capisco la moda di radersi metà gamba ( per inciso, questo dovrebbe essere un fatto esclusivo femminile).

Capisco tante cose, o forse no non le capisco.

Capisco la moda delle lampade come mini vacanza, nel senso che ci si chiude dentro e si esce solo quando il doganiere non accerta un’altra nazionalità, africana solitamente.

Ma uscire di casa con calzini ed infradito, siano anche HAVAIANAS (Marca di infradito di plastica leader per eccellenza) cazzo! Anche no!

Dai, attraversa la strada.

La Primavera è iniziata da poco, il meteo non ripaga, l’ ormone che si era risvegliato ha deciso di fare un altro pisolino.

Anche oggi posso arrivare in ufficio certa che la giornata potrà solo migliorare.