FERIA D’ABRIL EN SEVILLA

Beh come non ricordare un altro evento degno di nota che inizia in questa giornata?

Di cosa parlo?

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Ma dai! Applicati!

Allora ti do degli indizi:

  • Sono un’amante della Spagna;
  • La mia città preferita è Siviglia dopo Granada;

Oggi inizia la Fiera anzi la Feria de Abril è una delle Feste più sentita in Spagna.

E’ come tutte le altre feste popolari spagnole colme di buon cibo, buon vino, canti e balli.

Non possono mancare i simboli spagnoli quali il jamon Iberico, per buona pace degli amici vegani, e delle corride per buona pace degli amici animalisti.

“La storia narra che questa festa è stata istituita verso la metà del XIX secolo come fiera del bestiame. La manifestazione ha luogo ogni anno due settimane dopo Pasqua, di fronte al Parco Maria Luisa. Qui vengono allestite le coloratissime casetas, “cassette”, dove ci si ritrova per gustare piatti locali e il rebujito (vino manzanilla con gassosa). E’ tradizione che le donne di ogni età sfilino in tipico abito sivigliano, esibendosi in passi di sevillana, danza popolare simile al flamenco.”

Non ho mai visitato la città durante questo periodo dell’ anno, non ho idea dia quale sia il clima e di come si viva questa Feria.

Per certo so che Siviglia è una delle città dell’ Andalusia che più amo.

E’ una di quelle città di cui accetto tutto.

La chiusura dei locali alle dieci di sera, l’ apertura degli spettacoli di Flamenco fino al mattino.

La possibilità di mangiare per strada e il divieto di bere alcolici per strada.

Insomma può capitare che mangi una paella nel take away e bevi una birra seduto al tavolino del bar.

Perché questo è quanto.

Una città zeppa di contraddizioni ma che una volta visitata non puoi smettere di amare.

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Una città che aveva il mare ma alla quale è rimasto un solo grandissimo fiume navigabile.

Una città storica, che custodisce il mistero delle ceneri di Cristoforo Colombo in una statua all’ interno di una chiesa.

Questa è Siviglia, questo e tanto altro aggiungerei.

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PILLOLE DI FELICITA’: POST-IT

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Eccoci al terzo episodio…

Se hai perso il primo o il secondo li trovi qui, o qui, o qui, o qui, insomma non ci sono scuse…

Episodio 3

L’estate era ormai agli sgoccioli e settembre aveva portato con se un’aria un po’ più frizzantina e la consapevolezza in molti ragazzi che qualcosa nella loro vita stava per cambiare.

La città aveva sempre avuto su Lucia una grande attrattiva, era per lei il luogo adatto dove poter esaudire i suoi sogni. Sin da bambina, sin da quando aveva memoria, aveva sempre desiderato diventare una stilista, lavorare nel mondo della moda, vivere quell’ambiente glamour tra sfilate, viaggi, vestiti, soldi, lussi, celebrità. L’edicolante le metteva da parte ogni settimana le più disparate riviste, molte delle quali amava sfogliarle mentre attendeva il suo turno dalla parrucchiera immaginando di essere lei a decidere l’outfit delle modelle fotografate.

La sua passione era talmente forte che aveva sempre osservato con attenzione e ammirazione la nonna sarta al lavoro, e divenuta più grande era con lei che amava passare le sue ore libere dai compagni di gioco, grazie a lei apprendeva i primi rudimenti del cucito mentre le idee più geniali le venivano spesso a bordo campo dove aspettava che Marco finisse l’allenamento di calcio, si sedeva sulla ghiaia, lontana dalle altre ragazze, e complice un foglio ed un po’ d’erba umida abbozzava le sue idee creando degli schizzi che solo lei riusciva ad interpretare.

Quel giorno, l’ultimo prima della partenza, si sentiva un po’ strana, pensava al fatto che stava per iniziare una nuova fase della propria vita che le avrebbe dato tante soddisfazioni, era finalmente arrivato il momento di lasciare il suo, nonostante tutto, amato paese, forse per sempre visto che la città sembrava rappresentare un ottimo trampolino di lancio da cui forse non sarebbe più tornata indietro.

Si era svegliata presto, stanca, aveva dormito poco e male così aveva passato l’intera mattina in casa, non se la sentiva di uscire. Marco non si era ancora visto, non si era neanche fatto sentire in verità, neanche uno stupido sms, sicuramente si sarebbero visti quella sera alla piccola festa di addio organizzata per lei dai genitori con l’aiuto delle sue amiche più care.

“Ore nove, in piazza”, nessun altro dettaglio, tutto top secret per lei, riguardò per l’ennesima volta il promemoria appeso dalla mamma sul frigo, sorrise e le tornò il buon umore .

Aprì l’armadio e scelse il vestito più bello che possedeva, sembrava una principessa, pizzi e merletti cadevano perfettamente su quel sinuoso corpo da adolescente, e quelle scarpe con quei tacchi così alti poi, guardandosi allo specchio non riusciva a riconoscersi, l’emozione era alle stelle, sembrava davvero uscita da una favola.

L’arrivo in piazza fu fonte di stupore ed applausi, quella ragazzina che nonostante la fissa della moda era solita indossare sempre vecchi jeans sdruciti e scarpe da ginnastica sembrava davvero una principessa con quell’abito blu notte che brillava di piccoli inserti Swarovski. Anche il suo comportamento era diverso, forse era l’effetto del suo abbigliamento o dei pensieri che le affollavano la mente, ma si sedette composta e ordinata e raramente si fece travolgere dall’entusiasmo generale di quella che si era ormai facilmente trasformata in una grande festa per tutti i ragazzi del posto.

Ma non fu la sola a comportarsi stranamente, Marco era sempre stato un ragazzo serio, pacato, ma quella sera era diverso, sembrava quasi assente, non rispondeva agli inviti degli amici, non partecipava a nessun gioco, a nessun ballo, non si avvicinò più di tanto a Lucia.

Lui stesso non sapeva darsi una risposta a questo suo comportamento, in fondo fino all’ultima volta che si erano visti nulla era cambiato, ma quella sera….non sapeva cosa gli stesse succedendo, ad un tratto la partenza di Lucia gli era insopportabile, per la prima volta si accorse di quanto in realtà non potesse fare a meno di lei.

La serata terminò con il taglio della torta tra le urla, i canti e le risate di tutti i partecipanti, tutte persone che avevano condiviso quegli splendidi anni con la bionda ragazzina tutta pepe. La festa però non si protrasse fino a tardi, l’indomani mattina la partenza era fissata alle ore undici.

Lucia arrivò alla stazione in anticipo con la sua valigia colma di speranze e di grandi sogni.
Sperava di trovare lì Marco per un ultimo saluto ma era sicura che non sarebbe arrivato, se lo sentiva, lo aveva capito dal suo comportamento della sera prima, pensava che qualcosa si fosse improvvisamente rotto e non sapeva il perché nonostante si sforzasse di capirlo, era forse stata colpa sua? Aveva detto o fatto qualcosa che lo aveva ferito od offeso? Non riusciva a ricordare.

Erano ormai le dieci e mezza in quella sonnolenta domenica mattina e in quella deserta stazione di provincia Marco non c’era, le sue paure si stavano per tramutare in realtà, sarebbe partita senza averlo salutato.

Lucia viene ridestata dai suoi pensieri dal padre allontanatosi per vidimare i biglietti, la chiama e le chiede di avvicinarsi, tiene un foglietto in mano e sorride, è giallo e quadrato, da lontano sembra un post-it. Lucia afferra il manico del suo trolley e si avvicina.

Questo penso sia per te, le dice ancora con un benevolo sorriso porgendole quello che in effetti era un post-it con dello scotch attaccato dietro per fissarlo meglio al muro. Lucia lo afferra, lo legge, il suo viso adesso risplende di un sorriso radioso, aveva subito riconosciuto quella calligrafia:

“Ti penserò sempre”

e sotto un unico nome, inequivocabile, Marco.

Due lacrime le rigarono il viso, ma non era tempo di piangere, la campanella che annunciava l’arrivo del treno stava già suonando, ripose in maniera delicata il post-it dentro una tasca del suo nuovo capiente portafoglio da donna ricevuto in regalo la sera prima, e si avviò verso la sua carrozza, la partenza non si poteva rimandare.

DOH!

E’ Domenica 19 Aprile del 1987.

Per alcuni potrebbe essere un giorno importante, per altri potrebbe essere un giorno qualunque.

Per me fino ad oggi era la seconda ipotesi.

Tra i vari problemi più o meno seri di cui soffro c’ è anche la difficoltà di ricordare cose persone e date.

Sono abbastanza giustificata perché nel 1987 iniziavo a parlare, avevo poco meno di quattro anni, quindi le scoperte o gli interessi che catturavano la mia attenzione erano altri.

Comunque, scoprii questi cartoni animati anni e anni dopo.

I protagonisti sono sei, quattro parlanti, una no.

Cinque gialli, uno marrone.

Dai!

Dopo questi indizi non potete non aver capito che in questa data di 29 anni fa fecero il loro debutto in un cortometraggio all’ interno di un talk show americano i SIMPSON!

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Prima tv dei Simpson: Marito, moglie e tre figli, dalla pelle gialla e accomunati da una condotta di vita sregolata da un linguaggio politicamente scorretto. La famiglia più irriverente esordì in TV negli intervalli pubblicitari e per pochi minuti, arrivando nel giro di un anno a conquistare la ribalta.

Originario dell’Oregon, il fumettista Matt Groening s’impose sui principali settimanali americani con la divertente striscia Life in Hell. Sulla scia di questo successo venne assunto alla Fox con l’idea di trasporre sul piccolo schermo il fumetto, ma il timore di perderne i diritti di pubblicazione lo fece desistere dal proposito.

Groening ripiegò allora su un nuovo soggetto incentrato su una famiglia, che fin dall’effetto grafico avrebbe dovuto suscitare enorme sorpresa nel pubblico. Per questo scelse come colore della pelle il giallo, immaginando la reazione perplessa di chi li avrebbe visti la prima volta, pensando a un problema tecnico dell’apparecchio televisivo. A ciò unì uno spirito irriverente contrario a qualsiasi buona norma del rapporto genitori-figli e permeato da una feroce satira sulla società americana.

Fonte d’ispirazione dell’autore fu la sua infanzia, sia nella scelta del nome della città immaginaria dove ambientare la serie (Springfield richiama l’omonima cittadina dell’Oregon dove Groening ha trascorso la sua infanzia), sia nei nomi dei protagonisti, ripresi da quelli della sua famiglia; unica eccezione Bart, inteso come anagramma di brat (in italiano “monello”).

Il debutto de I Simpson avvenne il 19 aprile 1987, con il cortometraggio dal titolo Good Nightche andò in onda all’interno del Tracey Ullman Show, varietà condotto dalla Ullman, popolare attrice comica. La formula dei corti, per la durata ognuno di un minuto, venne riproposta per due anni e trasmessa negli intermezzi pubblicitari. I disegni erano però lontani da quelli che più tardi avrebbero conquistato le TV di mezzo mondo, per il fatto che gli animatori si limitarono a ricalcare gli schizzi di base di Groening, senza apportare modifiche e migliorie.

Anni dopo, nel 1989 grazie al successo ottenuto da questi cortometraggi, la fox decise di portare in prima serata con episodi di trenta minuti questo cartone animato che sdoganò parolacce e doppi senso all’ interno del magico mondo dei più piccoli.