AMERICA.9.

Il risveglio è stato di nuovo su terra americana, nuovo hotel, nuovo quartiere, di nuovo nomadi.

Ora siamo nel Queens, l’hotel merita, la zona un po’ meno, insomma, siamo distanti da Manhattan quanto basta per notare la differenza, ma niente ci ferma, con la voglia di macinare chilometri ci dirigiamo verso la metro.
Oggi il nostro programma prevede la visita di GREENWICH VILLAGE, SOHO, CHINATOWN, LITTLE ITALY.

Ah! Dimenticavo! A New York il 21 Agosto 2017 c’è stato l’eclissi, insomma un motivo in più per restare con il naso all’insù ad osservare il sole e la luna, e le nuvole.

Comunque una riflessione mi è sorta spontanea, anche a New York come in tante città italiane i cinesi si stanno diffondendo e moltiplicando a vista d’occhio, insomma, pare che anche là, dall’altra parte dell’oceano, i cinesi non muoiano mai.

Ho seguito il percorso indicato dalla mia guida fighissima e mi sono goduta tutto il quartiere… Effettivamente però passando per la “via dei barbieri” mi sono sentita giusto quell’attimo fuori luogo, pare che qui, negli anni bui si radunassero i capi mastro della yakuza per decidere delle sorti di salcazzo chi.

Ma.

Il resto dei quartieri è stato un tour particolare, ci siamo imbattute in gay street per poi scoprire l’importanza della via.
Abbiamo visto passaggi pedonali dipinti d’arcobaleno, scoprendo poi dove ci trovavamo.
Abbiamo visto un palazzo che “a me sembra di averlo già visto” sì, era uguale a quello di Friends, e poi la scala, la casa di quella di sex and the city.
Insomma, un tour che passa tra la storia, la televisione, la natura…Bene bene bene.

PASSI DEL GIORNO 31992

 

AMICA GONFIA parte seguente

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Ho un Amica leggermente incinta, ne avevo già parlato, lo so, non amo ripetermi ma l’episodio mi serve per fermare nel mio cassetto mentale la mia capacità di essere una persona sorprendente.

Si. Lo so. Me la canto e me la suono. Non m’interessa del parere di una terza persona, io sono fatta così, per imprimermi nella testa situazioni divertenti da tirar fuori dal cappello come una magia quando vivo un momento giù, devo metterle nero su bianco, blu su bianco, ecco perché scrivo.

Lei, l’Amica gonfia è una di quelle persone con l’adrenalina a mille, che se ci fosse una banca che la raccogliesse lei sarebbe la prima donatrice, insomma, è una di quelle persone che non sta mai ferma, ecco lei è così, esattamente l’opposto di un bradipo.

Ora. Spiegato il tipo di persona vengo al dunque.

“Marta io sono sempre in giro ed in piedi”

“Oggi ho pulito tutto il divano e fatto i mestieri in sala”

“Marta mi sembri mia nonna”

“Marta sono incinta non malata eh”

E via di faccine sorridenti!

Divertita e felice Lei.

Bene.

Gli ormoni non hanno ancora nemmeno sfiorato la paranoia e conoscendola mai capiterà, ma.

Domani la rivedo, è tanto tempo che non la vedo.

Per l’occasione andrò a casa sua a trovarla, sono a dieta quindi la merenda non potrà essere ricca di zuccheri e porcate, dovrà essere sana.

Tè o tisana è la soluzione ideale.

Bene, anzi benissimo.

Domani rivedo la mia Amica esageratamente incinta e berrò un tè con lei.

Si ma.

Lei è incinta, sarebbe buona cosa che non faccia troppi sforzi ecco che parte la mia ramanzina che non attacca manco per scherzo, ecco che lei mi risponde come sopra, ecco che io le rispondo a modo mio, con la mia faccia tosta che:

“Amica! Mica te li faccio io i mestieri eh! Avrei portato un thermos pieno di tè..”

“Ma smettila….” e via un’altra sfilza di faccine sorridenti.

Lei mi conosce, lei non resta stupita da queste mio boutade senza ne capo ne coda, lei ride, ed io sono felice.

Lei è felice, domani la rivedo, lei e l’intruso, così mi potrà spiegare quella foto in bianco e nero dove dice:

“Guardate la faccia.”

Ho brillantemente glissato su qualsivoglia risposta, sono rimasta dieci minuti ad ingrandire e rimpicciolire la foto nella speranza che la tecnologia mi indicasse esattamente dove dovevo guardare.

Niente.

Il buio.

Io la faccia non la vedo, ma domani me la faccio spiegare bene.

 

PECHINO. 4

pechino

Verso il sol levante,nuova puntata! La destinazione è Bajaguio capitale delle fragole.
Siamo in montagna, a circa duemila metri, oggi i nostri concorrenti dovranno percorrere un qualcosa come quattrocentoquaranta chilometri, metro più metro meno… Dai che oggi si scala!!!

L’obiettivo, o meglio la città di destinazione è munos (che si scrive con la virgulilla, ma io non la so fare).

Ecco che inizio ad appassionarmi alle mie due squadre del cuore, l’obiettivo è raccogliere mezzo chilo di fragole, se si sfora il peso la penalità è bere il liquore messo a disposizione, ovviamente a base di fragola.

Peccato che gli amici, perché lui, Sir Guglielmo è daltonico, se non è sfortuna questa…
Si beccano sette bicchieri a testa, e via ‘mbriachi verso la meta!
I modaioli non sbagliano un colpo, semi sani partono alla conquista di un passaggio.
I compositori non si smentiscono, esprimono il proprio disgusto con parole piuttosto spartane e ricevono dal Costa nazionale un sonoro “Fa cagare?”, e il filippino versa.

L’ Elia dimostra il suo buon cuore bevendo sottoforma di shottini una bottiglia per volta, del resto la zia Jill ha fatto un fioretto e per nulla al mondo vuole rinunciare.

Anche i #maschi trovano il peso quasi perfetto e, un solo bicchiere, ottima gara, peccato solo che siano arrivati sesti e si trovano a correre in tre, lui, l’altro ed il busto di Giulio Cesare!

Quando invece si trova un passaggio bisogna accertarsi che chi c’è alla guida conosca il significato di quei numeri che trova sul cambio, non è così per l’autista dei modaioli che trovano una conducente che conosce il significato di prima e senconda nulla di più, purtroppo, per loro.

A volte la ruota gira, loro i maschi sembrano sfigati  nei passaggi invece a ‘sto giro pare abbiano trovato lo Schumacher filippino, speriamo bene.

La prima meta è la tribù Igorot, la produzione fa loro un regalo, non li obbliga a cercarsi un riparo, anche perché qui, in mezzo al nulla e sul cucuzzulo della montagna, io, la vedo piuttosto dura.
Ovviamente se la devono conquistare, devono portare alla tribù un cesto di frutta, ma per ottenerlo devono recarsi in una scuola ed imparare i numeri da uno a dieci ed i principali simboli matematici, dalla tribù riceveranno l’indirizzo per la prova vantaggio nella quale gareggeranno solo i primi quattro arrivati, tutto chiaro? Bene, partiamo!

I bambini insegnano, mai frase fu più perfetta per descrivere la situazione.
I concorrenti però hanno metodi disparati per imparare, c’è chi si affida alla associazione di idee, chi invece si impegna manco stesse facendo una traduzione in latino, c’è chi inventa e chi si sforza, per il resto tutto bene.

I modaioli rimasti dietro un pezzo se la dormono, sono ancora per strada, mentre gli atri imparano e fanno l’esame davanti al giudice della lavagna.
L’ Elia, ancora ‘mbriaca persa se li bacia tutti, ahi!ahi!ahi! Solo il bacio dei maschi suscita stupore, eh beh, facciamoci delle domande e poi al massimo la pratica ce la metto io.
Insomma, quando si dice che tutto torna tutto è collegato, nel mio programma tv preferito i concorrenti fanno un esame a scuola mentre il mio vero professore delle superiori di matematica e fisica fa il preside in un altro reality chiamato “il collegio”, se non è una strana coincidenza questa.

I maschi ripartono con il cesare di finto marmo verso la prossima direzione, Sagada.

Pare che per i modaioli non ci sia pace in questa puntata, dopo la pioggia, anche la nonnina ci mette del suo, pare che abbiano dimenticato la positività in Italia esattamente come l’ombrello!
L’ordine d’arrivo ancora una  volta stabilisce che partecipa e chi no, le Caporali sono da rivalutare, i maschi sono dei cavalieri, anche se per loro vige la regola tantrica del mai una gioia, lasciano passare le clubber arrivando quinti, i primi degli ultimi.
La serata si svolge nella tribù Igorot nel villaggio di Pide, i concorrenti vengono accolti dal capo villaggio che con denti di chissà quale animali sorride tutto bello felice, lui.

A tutti pare di essere in un mondo parallelo a 2000mt altezza hanno trovato dei contadini che stretti nel loro gruppo vivono in base ai ritmi della terra, ai concorrenti viene chiesto di partecipare al rito d’unione che consiste in una cena e successivamente vengono accompagnati ognuno nella proprio dimora.
La tribù si è insediata circa cent’anni e gli abitanti hanno tra le prime cose costruito case per vivere e per conservare il cibo, tra le usanze del popolo c’è quella di far essiccare il cibo in casa.

Ogni famiglia ha una sua storia, le mansioni sono ben distinte, tutti però hanno l’accoglienza come punto fermo
Nel frattempo il mitico Costa s’ intrattiene nel bar del paese con il musicista country che assolderà anche il mattino seguente per dare un dolce risveglio al gruppo di viaggiatori.

Tutti pronti per la prova vantaggio che consiste in una battaglia a colpi di bastoni di riso, in piedi su due tronchi, l’obiettivo è buttar giù l’avversario a colpi di bastone.
Ecco che gli amici partono da esaltati e tac, giù uno,giù due.
Secondo round, caporali contro clubber, Antonella contro Ema dai.. non c’è storia, tocca ora alla zia Jill contro Vale, lo sport insegna, non ci sono rivali.
Parte due, Ema contro la zia Jill, ma la zia brucia tutti…
Terzo round compositori contro le caporali, I primi sono molto sleali, vogliono vincere e non perdono occasione per dimostrarlo.

La gara è la gara, l’ Elia rosica, io però, sto con le caporali perché come dice la zia Jill la lealtà paga, sempre.
Come da copione i compositori assegnano lo svantaggio alle caporali che non smettono di punzecchiare, manco fossero due zitelle acide, l’ Elia de’ le  caporali e la treccina de’ i compositori.
L’handicap assegnato è il musicista country che seguirà le due concorrenti come se fosse un’ombra, o almeno questa è la speranza ,’sti me cojoni.
E’ ora di trovare una sistemazione per la notte, domani si parte verso Munos (che si scrive con la virgulilla ma io non la so fare) ora si dorme, loro ripartono io sono nel mondo dei sogni.

 

QUANDO IL VALIUM NON BASTA.

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“Mi dispiace, non posso esserle utile.”

“Mi scusi, sulla VOSTRA CIRCOLARE c’è scritto che I DOCUMENTI DEVONO ESSERE CONSEGNATI IN ORIGINALE

“E’ una frase di circostanza.”

“Quale?”

“Quella che ha appena letto…”

“Mi scusi, fatico a comprendere, cosa significa – Frase di circostanza-?”

“Che è stata scritta ma non corrisponde alla realtà”

“No vabbè, adesso scrivete circolare senza entrare nel merito delle parole che indicate? No, ma sta veramente dicendo questo?”

“In un certo qualmodo sì.”

“Quindi? Devo tornare in ufficio e riferire alla capa che probabilmente mi farà una lavata di capo, che non accettate la pratica perché questa, sottolineata e scritta in grassetto, è solo una -frase di circostanza-?”

“Sì, mi dispiace ma è esattamente così. Comunque la prossima volta che viene qui, le conviene fare un colpo di telefono, così non fa la strada a vuoto.”

“Ah, perché adesso rispondete al telefono?”

“Abbiamo sempre risposto.”

“Di sicuro non al pubblico.”

“Si sbaglia.”

“E’ probabile, ma in questo momento non sono la sola. A commettere un errore intendo.”

Sono le nove. Sono all’INPS. Ho spiegato tutto.

E niente, le circolari arrivano direttamente da Roma, ogni ufficio ha la possibilità di gestire le pratiche a “proprio modo”. L’ufficio della mia città, per esempio, non le gestisce proprio.

“Se mi mettessi qui a scannerizzare tutti i documenti ci sarebbe una fila incredibile.”

“Non si preoccupi, chiunque viene qui, è già psicologicamente predisposto ad affrontare una fila incredibile, e non sempre perché voi siete sommersi di lavoro, e rischiare di tornare a casa con un pugno di mosche.”

Divento acida, non è il preciclo, è il nervoso per aver trovato ancora una volta una persona che dall’altra parte della barricata non ha voglia di fare una benemerita.

Sono educata, non sono gentile.

Ringrazio, e m’avvicino all’uscita.

Sto per uscire, mi giro e scelgo di buttare altri cinque minuti della mia giornata in questo ufficio che più che altro sembra un parco giochi, per loro che ci lavorano.

Compilo il modello delle lamentele e lo imbuco, chissà se arriverà a destinazione, chissà se cambierà qualcosa.

Esco.

Accendo il telefono e whatsappo alla capa, la preparo psicologicamente allo sfacelo.

Arrivo in ufficio e…

“E’ andata male anche a te?”

“Già…”

“Anche a me stamattina, sono andata all’Ufficio delle Entrate…”

Penso che non tutto il male viene per nuocere, niente lavata di capo, oggi va così.

Ed intanto chiamo la farmacia e compro una valanga di valium, a volte un calmante è utile.

 

AMERICA.8.

 

Il mio viaggio continua!

La tappa del giorno è:

1000 Isole, e siamo ancora sul suolo canadese.

Queste isole che in realtà sono 1853 si trovano tra il lago Ontario ed il fiume di San Lorenzo.

Un’ isoletta costa relativamente  poco, partono da 600.000,00 dollari canadesi.

L’ Isola per essere definita tale dev’essere almeno un metro sopra il livello del lago ed avere almeno un albero.

Ci sono tante storielle e leggende che raccontano la storia di queste isole, isolette ed isolotti, io sono rimasta impressionata da una, che poi è la più conosciuta.

 

SI narra che un tale che di cognome faceva Bolt nel 1901 comprò l’isola più grande a forma di cuore per regalare alla moglie una casa residenziale più bella, più particolare, insomma più.

Era follemente innamorato della moglie tant’è che aveva predisposto il tutto come regalo per san Valentino, pensate, aveva predisposto anche una piccola casetta detta “casa della suocera” sulla piccola isola di fronte alla loro.

Purtroppo però la moglie, il 13 Febbraio del 1904 morì. L’uomo disperato decise di vendere per un prezzo simbolico l’isola e la costruzione ancora a metà agli stati uniti d’America al prezzo simbolico di 1 dollaro.

L’unica clausola era:

“Fate approdare turisti, fate pagare un prezzo d’ingresso ma tutti gli introiti dovranno essere destinati all’abbellimento di quest’isola.”

E così fu.

Questa oggi non  è solo l’isola residenziale più grande del complesso, ma anche la più bella.

Il nostro viaggio continua verso un outlet, perché si sa, in America non puoi non fare affari.
Ed ecco che mi compro un paio di All Star che io tanto amo a soli 19 dollari, oggi sono felice, nel frattempo ritorno a New York.

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