EH BEH! ANCHE IL 20 APRILE è TANTA ROBA EH!

Oggi vorrei mettere alla priva la tua prespicacia.

Se lo sai già non barare.

Diversamente mi piacerebbe fare un gioco.

Prova a mettere in gioco la tua capacità di cogliere informazioni in anticipo.

Prova a pensare a quale riga ti sei accorto di quale prodotto io stia parlando.

Non serve che io dica che cos’è.

Questo prodotto è conosciuto e riconosciuto in tutto il mondo semplicemente pronunciandone il nome.

E’ uno di quei prodotti che non fanno parte della dieta mediterranea, ma è un alimento.

Oddio Alimento.

Diciamo che lo mangiamo ma le proprietà nutritive non sono elogiate nemmeno dal peggiore dei nutrizionisti o dietologi.

Capito di cosa parlo?

NO???

Ma dai!

Allora ti racconto la storia.

Era un lunedì del lontano millenovecentosessantaquattro e la Ferrero, nota azienda dolciaria che una volta era COMPLETAMENTE italiana produce il primo vasetto di…

Dai! Adesso l’ hai sicuramente capito!

Si sto parlando della NUTELLA.

Nutella03.jpg

Immagine presa dal web

La storia:

“Nasce come dolce dei poveri nel pieno dei favolosi anni Sessanta. In poco tempo, mezzo mondo si accorge di non potere più farne a meno, facendo della Nutella un fenomeno sociale che non conosce declino. Dal cinema alla letteratura in tanti le rendono omaggio qualeeccellenza del made in Italy e simbolo intergenerazionale di puro edonismo.

La storia di questo successo planetario inizia in una pasticceria di via Rattazzi, ad Alba, nel mezzo della Seconda guerra mondiale. Qui l’imprenditore cuneese Pietro Ferrero allestisce un laboratorio dolciario, dove sperimenta ricette innovative per l’epoca, facendo spesso di necessità virtù. Nello specifico, la pesante tassazione sull’importazione dei semi di cacao lo costringe a cercare un ingrediente da associare al cacao, facilmente reperibile e dal costo contenuto.

Di qui l’intuizione di utilizzare le nocciole, prodotto tipico delle Langhe, dalle quali riesce a ricavare una crema che commercializza con il nome di Giandujot, in omaggio alla nota maschera del carnevale piemontese. Venduta in blocchi da taglio, avvolti in carta stagnola, la speciale pasta incontra il favore della clientela, specialmente di quella meno abbiente come ad esempio i contadini, che per il suo valore energetico la reputano una colazione efficace per affrontare la giornata lavorativa.

In poco tempo la popolarità del Giandujot e le sempre più crescenti richieste delle altre pasticcerie spingono Ferrero ad abbandonare la semplice dimensione artigianale, dando vita nel 1946 a una vera e propria azienda che ancora oggi porta il suo nome. L’eredità di Pietro viene raccolta dal figlio Michele Ferrero che nel 1951 trasforma la ricetta del padre nellaSupercrema, venduta in grandi barattoli. Dodici anni più tardi ne rivede la formula scoprendo quel gusto inconfondibile che resterà immutato per sempre.”

Io non ne sono una fan accanita.

Io se non c’è non ne faccio un problema.

Certo se c’è.

Una bella fetta di pane tostato con un bel cucchiaio di Nutella è la morte sua eh!

Fonte: http://www.accaddeoggi.it

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