RIDERE

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A me piace ridere, l’ho sempre detto, e sempre lo dirò.

Che poi, non è proprio ridere, insomma a me piace sorridere, se poi da lì parte una rista spezza fiato ben venga, se invece la risata lì nasce e lì muore pace amen.

Questa premessa, ma forse dovrei farne tante altre, oppure potrei continuare per altre cinque dieci mille righe per argomentare questa, ma evito.

Insomma, dicevo, questa premessa, anzi, oserei quasi dire precisazione, io che con la precisione ci faccio a cazzotti, è d’obbligo.

E’ importante dare il giusto peso alle parole, è importante conoscere, o almeno cercare di informarsi sul significato di alcune parole; ne esistono alcune di cui ignoriamo l’esistenza e quindi non le usiamo, ne esistono altrettante che usiamo in continuazione ma di cui non conosciamo il significato, presumiamo che sia quello, ma non è scontato.

Comunque, dicevo.

A me piace sorridere.

E quando una cosa mi piace cerco di farla mille e una volta, insomma ogni scusa è buona, qualsiasi scusa intendo.

A volte il mio sorriso è di scherno, e sorrido sempre allo stesso modo, quindi il mio interlocutore lo capisce solo quando io inizio a parlare, ma non sempre succede.

Oggi.

Oggi per esempio non è successo.

Lui, classico tamarro con macchina ribassata, alettone, ruote dorate e brillantina sui capelli (oddio, forse erano solo unti, ma preferisco pensare alla brillantina), passa inconsapevole dalla via in cui abito.

E’ un bel viale, lungo dritto largo.

Ti spinge alla velocità, peccato solo per quei due dossi che piazzati consapevolmente da un geniale funzionario comunale ti mandano in confusione.

Non tutti vanno in confusione, solo alcuni, tra cui il tammaro di poco fa.

E niente.

Io ridevo, anzi io ho iniziato a sorridere quando il suono ha anticipato l’arrivo di questa vettura di cui il proprietario è, anzi era, tanto orgogliosa.

Poi ho iniziato a ridere.

Io da sola, sulla mia macchina, con la retro inserita, mentre guardavo il malcapitato con la coda tra le gambe scendere dalla sua super vettura a raccogliere un pezzo che ha perso subito dopo il primo dosso, il primo esatto, perché poi ce n’è un secondo, per dovere di cronaca, anche nel secondo ha perso un pezzo.

Ora, non chiedetemi quali pezzi abbia perso di preciso.

Ora, non chiedetemi di riportare parola per parola il monologo che ha fatto da quando è sceso dalla macchina la prima volta a quando è risalito la seconda volta, non riporto, non ricordo esattamente tutto, io stavo ridendo.

E ridevo a crepapelle, ridevo con le lacrime agli occhi.

La mia era una risata di quelle che non capitano spesso, ma quando capitano ti lasciano di buon umore.

E niente, ho finito di fare manovra, ho messo la prima ed ho fatto anche io i due dossi, piano, perché prenderli in velocità potrebbe essere pericoloso, l’esperienza insegna.

 

13 pensieri su “RIDERE

  1. ehipenny ha detto:

    Quante volte ho riso in mezzo alla strada da sola, guardando qualcuno scivolare… o meglio/peggio ancora, ripensando a un episodio passato… io impazzita al centro della strada che mi soffoco per non ridere rumorosamente 😂

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