BASTA UN ATTIMO

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Ci hai mai fatto caso?
Per cambiare umore basta un attimo.
Un battito di ciglia e tutto cambia.

La storia breve, ma non triste, è questa.

Sono ancora in quel periodo della vita alla continua ricerca di certezze, punti fermi, conquiste.

Oggi sono in città, io non amo andare in città, detesto il traffico, detesto i ciclisti vari ed eventuali che incontro per strada, per non parlare dei pedoni che attraversano ad occhi chiusi, manco stessero giocando a “chi viene investito per primo!”.

Ecco.

Succede che.

Uno di questi simpa-pedoni che attraversa la strada, una volta giunto dall’altro lato della strada, si volta, mi fissa con aria di sfida e pronuncia una parola, sei lettere, scandite.

G-R-A-Z-I-E

É la prima volta nella vita che mi succede.
Un pedone che ho fatto gentilmente attraversare mi ringrazia.

Ora, non venitemi a dire che capita spesso, perché a me è la prima volta che capita, nella vita intendo.

Sorrido, alzo la mano, e niente.

Oggi sono contenta, l’educazione esiste ancora.

 

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PILLOLE DI FELICITA’: LA GRANDE QUERCIA

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Immagine presa dal web

Se ti sei perso l’ Episodio n.1 lo trovi QUI oppure QUI

Episodio 2

Vicini di casa, compagni di giochi dalla culla, compagni di scuola, amici per la pelle. Marco e Lucia erano cresciuti insieme per le vie del loro paesino di poche migliaia di anime dove tutti li conoscevano, ed in molti li immaginavano già adulti, insieme, come sempre del resto, come quella volta che la nonna di Marco partecipò alla sagra del Paese preparando un piatto tipico, le polpette ripiene, il cibo preferito del suo dolce nipotino, coinvolgendo nella preparazione anche le due piccole pesti. Quella volta arrivarono secondi e furono proprio loro due, spinti dalla nonna, a ritirare insieme premio sul palco montato per l’occasione in una piazza gremita di gente.

Chi però ha qualche anno sulle spalle e una buona esperienza di come va la vita, sa che è difficile per due ragazzi così giovani, anche se così uniti, percorrere lo stesso cammino insieme.

Ognuno presto o tardi inizia a sviluppare la propria indole, le proprie passioni, ed è così che dopo la scuola media i due ragazzi intrapresero una via diversa, Lucia, la più ribelle dei due, quella che aveva sempre mostrato una maggiore intraprendenza e negli ultimi anni anche accennato di tanto in tanto una certa insofferenza alla lenta vita del borgo, decise di intraprendere gli studi classici in città, approfittando anche dell’appoggio logistico della zia materna lì residente, Marco invece, il più calmo della “coppia” ma al tempo stesso il più saggio, il pilastro a cui Lucia amava aggrapparsi nei momenti di difficoltà, scelse di non allontanarsi troppo da casa sua, andando a frequentare il locale liceo scientifico, anche perché, in verità, l’ipotesi della città gli era stata preclusa dalle ansie materne e dalla disponibilità, o meglio indisponibilità, economica della sua famiglia.

I giorni passavano volgendo al termine dell’estate, l’ultima della loro adolescenza, e scorrevano tranquilli, come sempre. Il pensiero del distacco non li toccò mai, anzi si, solo una volta, ma venne liquidato velocemente con un concorde “ci sentiremo comunque, non cambierà nulla”, e poi in fondo non erano mica fidanzati. Ci avevano sempre riso su solo al pensiero, ad ogni battutina di un compagno o di un amico dei genitori incontrato per strada, la sola idea di scambiarsi un bacio li faceva ridere a crepapelle, versi sguaiati e guance rosse di vergogna. La loro amicizia però era sacra e andava suggellata simbolicamente, così, una settimana prima della partenza di Lucia, tornarono alla grande quercia all’ingresso del paese ed incisero le iniziali dei loro nomi.

L’ avevano già fatto per scherzo molti anni prima, questa volta invece si trattava di una cosa seria, e proprio lì, davanti all’ imponenza del grande albero simbolo del paese, luogo di ritrovo e di giochi per i ragazzini del luogo, sancirono una promessa che sarebbe durata una vita, la loro eterna amicizia.

“Nulla e nessuno ci dividerà! Promettimelo Polpetta!

Si! Te lo prometto Cavalletta”

Il muso lungo di Lucia si aprì in un largo sorriso, Marco sapeva che lei detestava gli insetti in generale, le cavallette in particolare, ma se l’ era cercata, riportando alla memoria la storia delle polpette e della sua ingordigia per quel piatto.

Ed eccomi alla fine del secondo episodio scritto a quattro mani con NEOGRIGIO

PILLOLE DI FELICITA’

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L’ALTALENA
– E’ semplice! – disse Marco a Lucia – Devi solo girare le labbra all’insù.

-Senti! Non è facile per niente, sono caduta dall’altalena e mi sanguina il ginocchio, non posso girare le labbra all’insù!

-Perché non puoi? Non ci hai nemmeno provato.

-Guardami, così? Devo fare così?

-Si brava! Hai visto? Oggi mi hai regalato un sorriso!

Le tornò alla mente così, all’improvviso, come di solito si presentano i ricordi. Sorrise, pensò a Marco che non vedeva da molti anni ormai, e rifletté sul fatto che da bambini è sempre tutto più semplice, anche essere felici. Adesso però era tutto più complicato, il lavoro, sempre precario, l’affitto da pagare, le rate di questa modesta Panda presa d’occasione a km zero, e nessuno a darle conforto, nessun Marco a tirarla su e a trasformarle il broncio in un sorriso. Come si fa ad essere felici? Ma poi cos’è veramente questa felicità?

Il semaforo iniziò a lampeggiare, verde.

Attraversò la strada con la consapevolezza che aveva trovato il rimedio, si rese conto che un sorriso le era spuntato in pieno volto, ripensare a questo episodio l’aveva aiutata già una volta, pensandoci bene forse questa volta poteva ritrovare la strada e rimettersi in carreggiata, una volta per tutte.

Giunta a casa, in quelle quattro mura che solo quella mattina sembravano soffocarla, decise di riprovare a cercare Marco, magari anche lui nel corso degli anni aveva ripensato a lei, magari…chissà, aveva finalmente trovato risposta alle sue domande, la sua felicità ora aveva un nome ed era distante solo un numero di telefono.

Racconto scritto in collaborazione con NEOGRIGIO