Eccomi di nuovo in coda.
In centro paese, a due minuti scarsi (a piedi) dal lavoro, ma no, non posso scendere dalla macchina, sfanculare quel simpatico autista davanti a me scatenando una reazione a catena, che sal cazzo dove potrebbe arrivare.
Devo stare qui.
Ferma, in attesa di salcazzo cosa.
Oggi sono così. Acida.
Cerco di spostare l’attenzione per evitare d’incattivirmi a oltranza.
Trovo un dettaglio, mi concentro, evito di pensare a sto qui che per fare una manovra deve chiedere il parere al simpa che sta andando a controllare un cantiere, sempre i soliti.
Hai mai pensato che il volante della tua auto potrebbe diventare il timone della tua vita prossima futura?
É molto semplice, stamattina ho pensato a questa cosa.
Pensa se invece che girare a destra, ovviamente appena questo si leva, e parcheggiare, io girassi a sinistra e iniziassi a guidare così senza meta (alla cazzo per rendere l’idea!).
In quanti verrebbero a cercarmi? Non tanto perché preoccupati, più che altro perché in preda alla necessità di un mio aiuto, di avere in cambio quel qualcosa che adesso danno per scontato.
Forse nessuno, siamo tutti utili e nessuno è indispensabile, ma io sarei libera, libera per davvero, da tutte le incombenze che il quotidiano richiede, libera da vincoli orari e locali.
Ecco.
Credo che questa cosa mi stia prendendo un po’ la mano, sarà meglio che parcheggi e torni alla mia routine.
Se io faccio una cosa del genere, dopo un’ora mi stanno già cercando, perché il datore di lavoro è inflessibile riguardo le assenze non giustificate.
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io ricordo che tu dovresti avere un viaggio in sospeso… questo pensiero….
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Già…
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