PILLOLE DI FELICITÁ #38

Ultimo capitolo di questa storia.

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RIPARTIRE DA ZERO

Il cercapersone cominciò a squillare con insistenza ma ci vollero parecchi secondi prima che Ferenc potesse tornare con la mente sulla terra e ricordarsi di essere reperibile. Scese al volo dall’autobus prima che partisse e varcò correndo l’ingresso dell’ospedale, gli ci vollero solo dieci minuti per entrare in sala pronto per operare.
Il cuore quasi gli si fermò quando si accorse che in quel letto, in arresto cardiaco, c’era proprio la sua Lucia. Ebbe qualche secondo di panico di cui si accorsero anche i suoi assistenti in attesa di sue istruzioni, poi si fece coraggio e più determinato che mai guidò l’intervento.
I minuti sembrarono ore e la concitazione fu massima finchè Ferenc si tolse i guanti e gettandoli a terra si allontanò mentre un suo assistente ripeteva la frase di rito: “ora del decesso…”.
Seduto e tremante dall’ansia Marco vide Ferenc uscire dal reparto con la tuta ancora sporca di sangue. Sembrava avere lo sguardo assente. Si fece coraggio, si alzò dalla sedia e andò a chiedere notizie. Ferenc vide un uomo andargli incontro e parlargli ma lui non capiva e sentiva nulla. Chiuse gli occhi, scrollò la testa, li riaprì e mise a fuoco. Lo riconobbe subito, come non avrebbe potuto? E rispose nell’unico modo che in quel momento gli era possibile, colpendolo al volto con un potente quanto inatteso pugno ben assestato. Marco cadde a terra, il naso e la bocca che sanguinavano copiosamente, e non provò nemmeno a rialzarsi.
Ferenc tirò dritto come se non fosse successo nulla, passò in mezzo al gruppo di persone che si erano accalcate numerose incuriosite da ciò che era successo, e si diresse verso l’uscita. Una volta fuori si strappò di dosso la tuta e contro ogni regola la buttò in un cassonetto qualunque:
Come se mi importasse più qualcosa!
mormorò.
Salì dunque sull’autobus e si diresse verso casa con la mente piena di pensieri e soprattutto di domande. Sarebbe tornato a lavoro tra qualche giorno, a consegnare le sue dimissioni, del resto non lo avesse fatto avrebbe comunque ricevuto la lettera di licenziamento dopo ciò che era successo.
Ma non aveva più senso, niente aveva più senso. Aveva dedicato tutta la sua vita al prossimo, a salvare la vita di sconosciuti e poi aveva fallito quando era stato il turno di quella a lui più cara.
Cosa avrebbe fatto adesso? Che cosa ne sarebbe stato di lui? Questo ancora non poteva saperlo, l’unica cosa che sapeva era che avrebbe ricominciato tutto dall’inizio, avrebbe cambiato le priorità della sua vita e avrebbe cercato di essere felice, se mai ci fosse riuscito.

Ed è quando stai vivendo l’apice della felicità che ti ritrovi a vivere momenti di tristezza acuti. E’ una lotta interiore, resti ancorato al passato, con le sue abitudini e certezze o ti butti a capofitto nel futuro con tutti i rischi del caso?

Scegliere se essere felice per la nuova nascita o rispettare il dolore per la perdita dell’amica d’infanzia, non esiste una risposta giusta.
Ci sono legami che nel corso della vita cambieranno forma, ma non smetteranno mai d’esistere.

 

E con questo capitolo si conclude la storia scritta a quattro mani con NEOGRIGIO

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