FACCIO COME I FICHI

 

Dovevo scrivere come quelli fighi, ma fa bbrutto.

Ho ricominciato a provare una repellente orticaria verso tutto ciò che viene verbalmente modificato.

Parole, argomenti, modi di dire.

Non so perché, ma a volte mi succede che mi parte questo trip mentale ed inizio a pensare.

Già.

A pensare.

Cosa rara, se intesa e strettamente correlata ad un argomento preciso e particolare.

Dicevo.

Ho iniziato a pensare che in questi giorni tendo a correggere tutte le persone che, relazionandosi con me, usano termini comuni non italiani.

Ecco che rompo le scatole alla collega che si fa capire utilizzando slang piuttosto bizzarri.

Ecco che alla negoziante recrimino l’atteggiamento troppo easy nel prendere quella cazzo di brioches dal banco, si, perché io ogni tanto vado a comprare una brioches, e comunque il mio recriminare è educato perché le dico semplicemente “No ma, faccia con calma, eh…”

Oggi ho il dente avvelenato, c’è poco da fare.

Oggi non vedo rainbow ed unicorni, anche perché dovessi vedere i secondi dovrei farmi curare.

Da uno bravo.

Seriamente intendo, che devo farmi curare.

E niente.

Oggi va così, tanta voglia di parlare come mangio, perché da me si dice così, quando non riesci a farti capire, quando hai difficoltà la frase di rito è “Parla come mangi, vedrai che ce la fai.”

CHe poi.

Non è così scontato che parlare strano, aggiungendo parole ad cazzum sia proprio da fighi, eh…Così proprio pour parler.

 

 

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