PILLOLE DI FELICITà: LA FILASTROCCA UNGHERESE

Ed eccoci al nuovo capitolo scritto in collaborazione con NEOGRIGIO

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Episodio 17:

Sistemato il bagaglio a mano nella cappelliera Lucia si accomoda al suo posto, 12A, vicino al finestrino.

“Ecco, giusto il giorno del compleanno di Marco, il 12 Aprile”. Si rende conto che non ha ancora superato quella fase, ci sarebbe voluto del tempo. “Basta non ci devo più pensare…”

“Hernest! 12! Noi siamo nella fila 12!”

“Signorina! Eccoci nuovamente qui.”

“Che sollievo ritrovarvi…”

Sul viso di Lucia si accende un sorriso spontaneo.

Una voce inizia a gracchiare dall’altoparlante e dopo i saluti di rito il comandante informa i passeggeri della temperatura che avrebbero trovato una volta rimessi i piedi a terra, in Ungheria.

“Neanche uno stewart degno di nota!” Con aria sognante Lucia guarda le hostess indicare le uscite di sicurezza e spiegare come indossare la maschera dell’ossigeno, ma in realtà è persa nei suoi pensieri, poi scuote il capo, stringe la cintura e via…

Qualche minuto dopo il decollo Lucia si ricorda del biglietto che la signora seduta accanto a lei le aveva dato. Lo prende tra le mani e inizia a leggere.

Esküt a Barátság/Giuramento dell’amicizia

Minden egy Egy mindenkiért / Tutti per uno, uno per tutti

Ez az a szövetség, hogy esküszünk /E’ questo il patto che noi giuriamo

A szép nap a rossz években /Nei giorni belli, negli anni brutti

Minden a levelek egy ág /Tutte le foglie da un unico ramo

És az összes folyók egy tengert/ E tutti I fiumi in un solo mare

Az összes erők egyik karja /Tutte le forze in un solo braccio

És ez a kar is meg tudja csinálni /E questo braccio ce la può fare

Akkor elég, hogy ha csinálom/ Voi ce la fate se io ce la faccio

Miért nem maradnak hosszabb ideig senkit mögött/ Perché non resti più indietro nessuno:

Egy mindenkiért, mindenki egyért /Uno per tutti, tutti per uno

Una lacrima le riga il viso appena capisce il senso di quella filastrocca. Ma era così evidente che stava scappando dai dolori del cuore? Si volta verso la signora e accenna un debole sorriso.

“ Grazie”, dice a mezza voce per non disturbare il riposo di quella simpatica vecchietta.

L’aereo atterra puntuale. Lucia cercando di sdebitarsi per le emozioni regalatele in volo aiuta i suoi nuovi amici a sbarcare, attende con loro l’arrivo delle valige al nastro e li accompagna all’ uscita.

“Ora? Con cosa andate in centro?Vi fermo un taxi?”

“No grazie, sta per arrivare…Eccolo!… Nemecsek!” grida la donna sbracciandosi verso un ragazzo alto e ben vestito.

Anche Lucia si gira in quella direzione e vede quel ragazzo incamminarsi frettolosamente verso di loro. Giunto a destinazione abbraccia subito l’anziana donna, poi, dopo aver salutato anche Ernest, si gira verso di lei, fissandola. Lucia arrossisce all’instante.

“Piacere sono Nemecsek, lei invece è?”

Lucia è come inebetita. Era appena sbarcata in terra ungherese e già aveva perso il comando del suo cuore. No no. Doveva crescere. Riprende il comando dei suoi pensieri per un decimo di secondo e…

“Lucia, scusi. Piacere io sono Lucia. Ho avuto la fortuna di conoscere i suoi genitori in viaggio, mi hanno fatto compagnia. Ore glieli affido, mi raccomando…”

E con un sorriso Lucia si congeda dai suoi primi amici ungheresi.

“Signorina! Se ha bisogno d’aiuto conti su di noi!”

“Grazie, davvero. Grazie!”

Raggiunge un taxi e cartina alla mano indica il nome del suo albergo.

Chissà cosa voleva dire la signora, e poi, come avrebbe potuto ritrovarla? Non le aveva lasciato nessun recapito, non aveva modo di rintracciarla.

Solo in albergo Lucia si accorge che sul retro del foglio, in un angolino, la signora aveva scritto anche un numero di telefono.

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MARTA VINCE ANCORA

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Pixabay

Ho vinto.

Si lo so, sono una persona fortunata.

Certo non è un Oscar ma poco ci manca, no?

Ho vinto il primo, secondo, terzo e massì mettiamoci anche la medaglia di legno.

L’unica pecca, se così possiamo definirla è il titolo.

O meglio la ragione per la quale io sono diventata prima in assoluto e prima degli ultimi.

Sia chiaro, non ci sarà nessuna premiazione ufficiale, resterà tutto ufficioso tra me e il mio blog.

Resterà tutto qui.

Ho vinto il premio per miglior attrice non protagonista, protagonista e pure regista.

Ho vinto il premio per le migliori colonne sonore dell’anno, ma che dico, del secolo, se riuscirò a vivere almeno fino a cento anni.

Ho vinto grazie alla mia pluripremiata capacità di fare film mentali con finali da favola a volte, da scatafascio altre.

Diciamo che sono più le seconde, ma questo è un dettaglio, mio, personale.

Insomma.

Vivo dei periodi nella vita in cui mi capita ciò che penso, immagino.

Ecco devo ancora capire bene come sintonizzare il finale del “e vissero felici e contenti insieme” con il momento in cui inizio a rendere veri i miei film mentali.

No perché io ho intere stanze piene imballate di pellicole con e vissero felici e contenti, ognuno per la sua strada.

Perché è esattamente questo quello che succede.

Quando mi parte quel periodo in cui tutto si avvera, contestualmente come se nel mio cervello ci fosse un interruttore, parte anche la modalità on del “e vissero felici e contenti e separati”.

Mi manca questo tassello.

O forse il mio subconscio mi sta dicendo che dovrei trovarmi un elettricista, valido, così giusto per dare un’ occhiata agli ingranaggi e capire dove sta l’errore, no perché di bug si tratta.

Magari potrebbe andare bene anche un informatico, uno che s’intende di interruttori.

Insomma.

Va bene che va bene.

Chissà cosa mi riserva il futuro.

Chissà quanti altri premi…Bèh nel frattempo non posso che dire #bravaMarta, prenditi il premio e portatelo a casa.