PILLOLE DI FELICITA’: RITORNO AL PRESENTE

 

Episodio 14.  Scritto in collaborazione con NEOGRIGIO

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Le braccia di Lucia gli circondarono il collo, come se in quel caloroso abbraccio avesse voluto sfogare tutto lo stress accumulato di recente, come se avesse finalmente trovato un appiglio sicuro a cui aggrapparsi con tutte le sue forze.

“Certo che la vita è proprio strana eh? Ritrovarti per caso in una libreria”

“Si, hai ragione. Ma dai, raccontami, come stai? Cosa ci fai qui? Da quanto tempo non ci vediamo?”

“Non so da dove cominciare… Ci prendiamo un caffè? Ti va? Ho un decennio di avventure da raccontarti”

“Certo, ho tutto il tempo che vuoi! Ma che bello… peccato non ci sia anche Marco!”

Al solo nominare quel nome a Lucia le si riempirono gli occhi di lacrime. Andrea si accorse di aver toccato un tasto dolente, ma stranamente si sentì quasi soddisfatto di quella sua reazione.

“Dai, Lucia, non fare così…”

“No, scusami, hai ragione, è una reazione esagerata, è solo che sto passando un periodo un po’ movimentato e questa cosa… insomma, non pensavo di ritrovarti, non pensavo di ritrovarti qui poi, cosa ci fai? ”

“Beh, ci abito….ma dai su andiamo”

Uscirono dalla libreria con la guida di Budapest appena acquistata.

Nel tragitto verso il caffè della galleria Lucia appoggiò la testa sulla spalla di Andrea facendolo arrossire. Scelsero il tavolino di vetro posizionato all’interno del bar, proprio davanti la vetrata che si affacciava sul corso, dove la serena stasi delle persone sedute era in contrasto con la frenesia di coloro che si affrettavano alla ricerca di chissà cosa di così indispensabile.

Mentre si gustavano una cioccolata calda Andrea non perse tempo ed iniziò a raccontare alla sua amica d’infanzia come mai avesse scelto la città, cosa lo aveva spinto fin lì. Raccontò della sua carriera universitaria e delle sue trasferte come ricercatore. Rivangò a Lucia alcuni episodi dell’ infanzia riuscendo così a strapparle un sorriso, ricordarono quei momenti in cui lei, lui e Marco formavano il trio perfetto. Marco.

“Lo hai più visto?” domandò curioso Andrea, pentendosi immediatamente di quella domanda.

“Si, l’ho ritrovato per caso poco tempo fa. Sta bene, sta per sposarsi.”

“Coooosaaa?? Marco si sposa?? E con chi? La conosci? Avevo sempre creduto che un giorno avrebbe sposato te.

“No. Non sono io la prescelta.”

“Forse se tu non fossi andata via… ”

“Tu non cambi mai eh? Fin da bambino ti divertivi a prendermi in giro, sei cresciuto in altezza ma il cervello è rimasto uguale!”

“Dai Lucia… Non fare la bambina!!!”

“Cosa ne sai di cosa è successo? Come sempre sputi sentenze senza conoscere i fatti. Hai sempre fatto così! Idiota! Sei un idiota!”

Lucia furente si alzò dal tavolino e per poco non ribaltò la tazza di cioccolata quasi vuota in grembo al suo amico d’infanzia. Si avviò verso l’ uscita ma una volta giunta alla porta a vetri si girò e freneticamente tornò a sedersi al tavolino.

“Senti Andrea, ora ti racconto brevemente la mia versione dei fatti, tu devi stare zitto ed ascoltare, ok?”

“Si padrona!” E sfoderò uno dei suoi sorrisi ebeti che facevano strage di cuori ma causavano in Lucia un istinto omicida difficile da gestire.

“Aaargh! Sei proprio un’ idiota!”

“Anche io ti voglio bene, Lucia!” rispose sarcastico.

“La mia collega, o meglio l’unica collega che mi abbia accolta in ufficio come un’amica, si sta per sposare…”

“Non dirmi che lo sposo è Marco!!”

Ed una fragorosa risata fece sobbalzare la signora bon ton seduta al tavolino di fronte.

“Zitto. Devi stare zitto ed ascoltare… Dicevo. Si, lo sposo è Marco, ma io non lo sapevo. Ho avuto una pessima reazione quando l’ho scoperto, insomma, è stato inaspettato. Ecco perché sto per partire per lavoro, voglio allontanarmi da questa situazione, ho già fatto abbastanza casini…”

Lucia pronunciò le ultime parole a testa bassa, non si accorse che Andrea non la stava più ascoltando, guardava in un’altra direzione.

“Ma quello è… MARCOOOOO!”

“Non ci posso credere! Ma cosa ho fatto di male?!? Non lo chiamar….”

“MARCOOOOOOO!”

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Che poi questa cosa del limite dell’età qualcuno me la dovrebbe spiegare.

Ora.

Io a diciotto anni avevo già avuto le mie prime esperienze, non che sia una navigata, ma insomma, qualcosa già ne capivo.

E poi ammettiamolo, è nella fase adolescenziale che affrontiamo tutti i misfatti, o almeno la maggior parte, insomma credo che sia proprio il gusto del proibito a portarci a pensare che… Tante cose insomma.

Ora.

C’è una cosa che crescendo mi ha sempre lasciata perplessa.

Sicuramente da domani in poi molte donne ci faranno caso, gli uomini un po’ meno, non perché siano limitati ma, semplicemente perché sono diversi, insomma, vivono e vedono le cose in modo diverso da noi femmine.

Qualche giorno fa mi sono trovata a disquisire su questo argomento con un ragazzo.

Ovviamente il gap generazionale ha il suo perché ma non è tutto.

Insomma, lui ha sette anni in meno di me. Praticamente quando io iniziavo a leggere la prima versione del “piccolo principe” lui mangiava dormiva ed espletava funzioni vitali.

Oddio, non è che sia cambiato molto, in lui intendo.

Ha semplicemente aggiunto la barba, è cresciuto in altezza e cambiato voce.

Ma.

Praticamente si parlava di questa mania della Milf, delle Cougar e via discorrendo.

Ora.

Per quanto io possa essere antica, io per come sono fatta, non riuscirei a frequentare ed intendo una seria frequentazione, un ragazzino di sette anni meno di me.

Metterei la differenza d’età al primo posto, davanti a tutto, prima di tutto.

Insomma, non riesco a capire questa necessità di fare da nave scuola ad uno sbarbatello quando potresti essere sedotta (magari anche non abbandonata) da un uomo della tua età.

Che poi.

Pare che la donna sia sempre una passo più avanti dell’ uomo, intendo dire che, se prendi un uomo ed una donna della stessa età lei dovrebbe (si il condizionale se è stato inventato a qualcosa dovrà pur servire) essere un po’ più sgamata, furba, tagliata (usa l’aggettivo che vuoi).

Insomma.

Già due coscritti hanno parecchie differenze, perché dobbiamo andare a cercare un ragazzo ancora più giovane? Per poi magari lamentarci che è un immaturo?

Io il mondo che mi circonda non è che lo conosco proprio bene.