Peter Pan è sempre stato il mio cartone animato preferito.
Visto e rivisto in ogni forma, da cartone animato a film stile disneyano.
Ora.
Io l’h sempre amato, non c’ un motivo particolare, non c’è un perché preciso conciso e puntuale, mi piaceva, e basta.
Che poi non è tanto Peter Pan con quella tutina verde e quel capellino alla pescatora ad attirarmi, quanto Wendy.
Certo, magari le avrei fatto indossare un altro pigiama, ma sono gusti personali.
Wendy, lei, o meglio l’altra perché Trilly, ha sempre avuto la meglio, fino a quando il menage a trois si è definitivamente insediato.
E già qui, avrei dovuto capire tutto.
Questo è un segno premonitore del quale mi rendo conto con il senno del poi.
Nella vita incontrerò ragazzi che preferiranno una relazione affollata ad una monotona monogamia, certo peggio sarebbe stato se mi fossi innamorata della favola di
Biancaneve. Una vita a sfaccendarmi tra sette nani malefici, piuttosto che Cenerentola, fare la sguattera per le sorellastre brutte anche no.
Ma.
Poi dicono che l’ infanzia non lascia un segno indelebile in ognuno di noi.
Il mio colore preferito è il verde, con il senno del poi capisco da dove nasce, con una motivazione più profonda mi hanno detto che, il verde è simbolo di speranza, ed io sono speranzosa, anche quando non dovrei.
Peter Pan con Wendy e tutta la compagnia volava di tetto in tetto, io no, non volo, ma mi piacerebbe tanto provare, anche se non credo di essere tanto agile da poter fare parkour, probabilmente resterei in vacanza obbligata in qualche clinica a curare le fratture prima e la testa poi.
Forse è vero che la soluzione di tutto sta nell’infanzia, del resto analizzare con il senno del poi è più facile,no?