
Piaxabay
Che fatica!
E con due semplici parole potrei considerare concluso l’articolo lasciando libero sfogo alla fantasia di chi legge.
E invece no, perché mi piace dare un input un po’ più specifico e chiaro.
Ora.
Ieri sera, alla veneranda età di quasi trentatré anni ho scoperto da dove nasce la parola ventilato.
Posso sembrarvi strana, in ritardo, e si può essere, ma, vivere sulla propria pelle un vocabolo è qualcosa di unico, non sempre fantastico.
Mi spiego, ci provo a spiegarmi.
Da un periodo a questa parte sono infoiata con il discorso pattini, pattino appena ho un momento libero, appena il cielo lo permette, anche da sola.
Ieri no.
Incontro una mia amica e perché no? Uniamo l’utile al dilettevole!
Lei corre, per un po’ corre. Io pattino, per un po’ pattino.
Dopo lo sforzo non eccessivo da parte di entrambe si decide di rientrare, ed è in questo preciso momento che ci rendiamo conto che un vento fastidiosissimo si è preso cura del nostro tragitto.
Ora.
Camminando la polvere, lo smog e tutto ciò che si è appollaiato sul terreno si solleva in un turbinio fastidioso, ma fin qui… Fai andare i piedi e ti muovi comunque.
Il problema nasce quando il vento non è a tuo favore, e fidati è un problema serio, da affrontare con astuzia!
Ora.
Finché il vento è contrario sei consapevole che la fatica che affronterai sarà doppia, ma pattinata dopo pattinata ho imparato ad arrivare al punto base anche senza forze.
Ma se il vento è di lato? E’ un casino! Un vero casino!
Ora.
La situazione era questa:
Una fantastica ciclabile, pressoché sempre pulita (a parte qualche fastidioso sasso, ma niente cartacce), da percorrere in libertà perché priva di ostacoli subdoli, a parte…
A parte il vento di ieri sera!
Hai presente quelle scene nei film dove la brezza marina sfiora i protagonisti incorniciando una scena romantica?
Ecco, prendi la cornice e spostala su di una ciclabile (bella) qualsiasi, vedrai, l’effetto sarà molto diverso, soprattutto se tu sei la protagonista.
Muovermi era difficile, molto difficile, il vento mi delineava la silhouette dalla parte destra.
Avevo una fantastica coda di lato, non voluta.
Un occhio lacrimava, l’altro no, teneva duro per evitare alla sottoscritta qualche tuffo carpiato sulla pista ciclabile (sempre bella) non propriamente desiderato.
E poi sono arrivata.
Un chilometro e mezzo di paura, a me, che mi lascio condizionare anche dalle storie paurose dei bambini.
Essendo la pista ciclabile in mezzo ai campi mi sono ritrovata con fantastici rami e fili d’erba in mezzo alla testa.
Eccomi.
Sono la personificazione di un’attrice protagonista di un film romantico qualsiasi, pattinata ovviamente!