
Immagine presa dal web
Nello stesso giorno di qualche anno prima, in Italia.
Mentre in Catalogna di celebrava la cultura in Italia…
Venne brevettata la Vespa.
Divenuta famosa con l’ introduzione del mezzo all’ interno di film passati alla storia.
Divenuta simbolo italiano con la pasta, la pizza e la mafia.
Evoluta e modificata è tutt’ oggi un mezzo che capita spesso di incontrare per strada.
Sono molti i raduni in tutt’Italia che raggruppano i fan di questa motoretta.
Insomma, un mezzo come simbolo.
Brevettata la Vespa: «Non è una motocicletta, ma piuttosto una piccola vettura a due ruote».
Fondata a Genova nel 1884 come azienda attiva nell’arredamento navale, la Piaggio era passata in quarant’anni ad occuparsi di materiale ferroviario e di aeronautica, trasferendo i propri stabilimenti a Pontedera. Quest’ultimo settore fu conservato dai due figli del fondatore Renzo Piaggio, Enrico e Armando, al momento di ereditare il gruppo nel 1938.
Tuttavia alla fine della Seconda guerra mondiale si avvertì la necessità di variare la produzione.
Si decise di investire in un settore in crescita come quello motoristico, dove la concorrenza era forte per la presenza di case quali Moto Guzzi, Gilera e Bianchi. Del progetto venne incaricato l’ingegnere Renzo Spolti, che mise a punto un veicolo alto come una bicicletta da donna e rivestito completamente da una scocca, in modo da nascondere le parti meccaniche e proteggere dagli schizzi di fango. Il prototipo, denominato MP5 Paperino, non convinse Enrico Piaggio per via del tunnel centrale che rendeva tutt’altro che agevole il montare in sella.
Accantonatane la produzione, il modello servì come punto di partenza per una versione ritoccata, cui fu messo a lavorare l’ingegner Corradino D’Ascanio, già noto come inventore del primo prototipo di elicottero moderno. Geniale intuizione, destinata a cambiare per sempre la storia degli scooter, fu di spostare il serbatoio nella parte posteriore, così da ricavare un ampio spazio per le gambe del guidatore. Altri aspetti: motore a due tempi, tre marce, accensione a volano magnete e velocità max di 60 km/h.
Con queste caratteristiche, il 23 aprile del 1946, D’Ascanio depositò a Firenze il brevetto dellaVespa 98 (dove il numero indicava i centimetri cubici). L’atto di nascita di un mito. Il curioso nome venne suggerito dal patron Enrico che, osservandone la linea larga al centro e stretta in vita, la paragonò a quella di una vespa.
A sette anni dalla nascita, la due ruote della Piaggio trovò la sua piena consacrazione entrando tra le star di Hollywood, grazie alla celebre scena di Vacanze romane (1953), in cui Gregory Peck e Audrey Hepburn girano in Vespa per le strade di Roma. Gli anni Sessanta videro la comparsa dei modelli nei tre classici livelli di cilindrata: 50 (destinati ai 14enni non patentati),125 (che consentivano il trasporto di un passeggero) e 150 (con cui si poteva viaggiare in autostrada).
Insomma, la Vespa è l’antenata degli scooter.
Io non ne ho mai posseduta una, io ho avuto due scooter, ma la Vespa è e resterà un simbolo del dopoguerra italiano.
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Io in Vespa ho scorrazzato un sacco, al mare, anche in tempi bellissimi e incoscienti in cui si andava senza casco. Passava un amico, e via, ti dava un passaggio. Che ricordi!
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Io invece avevo il “Califfone”, qualcosa simile a questo:
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Non vedo le tue immagini, ma perché?
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Non lo so, io le vedo.
Comunque era la foto di un Califfone, un motorino orribile che mio padre ogni tanto mi prestava, mentre i miei amici giravano con eleganza sui Ciao o sui Bravo.
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Dai… piuttosto che la bicicletta…
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Era l’antagonista del bullit! Hanno fatto storia anche loro!
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Io una vespa l’ho avuta per un po di anni… in estate ci facevo più chilometri che con la macchina… devo dire che mi manca, mi dispiace averla venduta…ma in quel periodo non avevo altra scelta
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