PARCO GIOCHI

Domenica sono andata al parco giochi, no, cos’hai capito? Non mi sto riferendo ad un parco divertimenti grande quanto due paesi della bassa bergamasca messi insieme con della carta biadesiva.

Intendo dire che domenica sono andata al BRICO con mio papà.

Bene, direte voi… Così passi un po’ di tempo con lui.

Male, dico io…

Ho passato due ore a farmi una cultura:

  • sulle pistole per i compressori corsia 1;
  • porte per interni corsia 20;
  • vernici corsia 5;
  • ferramenta corsie da 9 a 13;
  • minirastrello per giardinaggio corsia 7;
  • filtro per cappa corsia 14 a destra;
  • maniglie per la cucina (la mia cucina) corsia 17.

Beh direte voi, hai anche il ricordo annebbiato visto che elenchi in ordine sparso.

Eh no, dico io! Sono esattamente gli oggetti acquistati in fila, uno dopo l’ altro.

Mi sembrava di essere sulle tazze di Gardaland, vai in fondo, poi aspetta mi serve una cosa in prima corsia, aspetta, fai la foto, così a casa prendo le misure e poi torniamo…

Cosa??? Torniamo dove??? Oggi??? No perché, tralasciamo il fatto che non sono sufficientemente allenata per la maratona di New York (neanche per un’ altra città se devo essere sincera fino in fondo) ma oggi ho già camminato abbastanza, no?

Ovviamente la mia risposta è stata…

Papà, il Brico non scappa, possiamo prendere le misure con calma (giusto per fami passare l’acido lattico dai polpacci) e poi ordinare comodamente su internet, così ti arriva tutto a casa, sicuramente supererai il limite per le spese di spedizione e risparmi il gasolio.

Sono una “paraculo”? Può essere… Ma provate voi, guardarlo negli occhi sembrava un bambino davanti al pupazzo di prezzemolo, ha parcheggiato davanti, poco ci mancava che entrassimo in macchina e poi… e poi, perso, basta.

E fidatevi, non era l’ unico… Non pensavo che tante persone adorassero passare la domenica pomeriggio al Brico.

La giornata è stata comunque piacevole, perché si sa, finché cammini mica ti accorgi dello sforzo che fai… e poi la concentrazione era tutta occupata a cercare l’ oggetto del momento, ma poi… Poi la paghi eh..

La sera, dopo la doccia calda sembravo uno zombie, come quello delle pubblicità, camminavo a fatica…manco avessi fatto la maratona di New York.

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ERA UN AUTOBUS

Sono fortemente convinta che ogni oggetto seppur inanimato possa essere utile e ridiventare utile una volta che ha cessato il proprio scopo principale.

Mi spiego, snocciolo la questione e ne delineo le linee guida (pane e vocabolario stamani)

Navigando su internet leggo che:

Volontari trasformano autobus in docce mobili per i senzatetto

Tralasciamo la questione sociale del “anche se non ha la casa è comunque una persona che non deve perdere la dignità”, tralasciamo, perché aprirei un dibattito in cui quasi tutti sarebbero d’accordo ma in pochi farebbero qualcosa.

Io per prima, non do l’ elemosina se ne incontro uno, non compro fiori dal pachistano di turno, non voglio il braccialetto dal negretto dell’ ospedale.

Non è una questione di egoismo ma di paura.

Ho realmente paura che queste persone mi facciamo qualcosa di male, è da piccola che convivo con questa fobia, come quella del lupo nero nella stanza buia, lo zingaro se esco da sola.

Esistono persone che sono completamente diverse da me, e trovano in un rifiuto il modo di ridargli “vita” e riutilizzarlo nel modo più utile possibile.

Complimenti a voi!

Lava Mae fa parte di queste organizzazioni che hanno come scopo principale ed unico “l’ aiuto del prossimo”