NOSTALGIA

arancione

Immagine presa dal web

La nostalgia fa brutti scherzi, la mancanza di una persona non fa che amplificarli, aggiungi il pre-ciclo, lo stress natalizio, il clima invernale, il berretto che punge, il giubbetto troppo pesante, le scarpe troppo leggere, l’ umidità che ti increspa i capelli, il naso che cola, i guanti che non servono a niente…

Ecco prendi me, aggiungi un sacco di problemi esistenziali del momento e…

E io DEVO ASSOLUTAMENTE trovare un motivo per sorridere, e lo trovo, e ti spiego come.

Faccio cosi, mi siedo in mezzo alla sala, al caldo, in casa mia, rifletto, respiro a fondo e inizio a fare OOOMMM OOOMMM OOOMMM.

Può sembrarti una stupidata, ma in questi giorni mi stanno veramente capitando un sacco di peripezie che farebbero accapponare la pelle anche all’ ultimo dei monaci tibetani eremiti, hai presente? Quelli che vivono in mezzo alla natura, abbandonati dal mondo, senza corrente, senza luce, con una capretta che ogni tanto prende a testate l’ unica pianta nel circondario e via…

Ecco, lo vedi?? Hai già accennato ad un mezzo sorriso.

Come faccio? Semplice, quando tutto sta andando a rotoli, penso a chi vive in modo diverso rispetto a me, completamente diverso intendo.

Io di arancione ho le lenzuola del letto, se un giorno impazzirò forse mi vedrete in giro per il Paese con indosso questo lenzuolo (vi prego, anche se vi sembrerò stralunata, per le mie, con lo sguardo fisso senza meta) se dovesse capitare di incotrarmi, fermatemi! Solo dopo esservi accertati che sia veramente io però…

Io di andare a vivere in mezzo al nulla, senza una casa accogliente, senza un’ anima viva nei paraggi e con solo una capretta e un alberello proprio non ci tengo, perché se un giorno la capretta (che è femmina) si sveglia con lo zoccolo storto, se la prende con me, perché sarei l’ unico altro essere vivente con cui interagire, e cosa potrebbe farmi? Utilizzarmi così come usa l’ albero? Grazie, ma anche no.

Camminare con quei sandaletti tanto carini quanto scomodi, scusa monaco tibetano eremita, ma io preferisco le scarpe vere, quelle con la suola che mentre cammini non puoi contare i sassi che ti si infilzano sotto i piedi.

Qualche anno fa avevo partecipato a qualche lezione di yoga, e sinceramente, dopo i primi momenti imbarazzanti per le posizioni assurde da compiere ed i versi impensabili da pronunciare mi sono sentita un po’ meglio, un po’ più “mobile”… Certo non oso immaginare come possa essere la lezione di un maestro di Yoga con il mal di schiena, il raffreddore e senza voce.

Dev’ essere terribile avere l’ influenza per un maestro di yoga.

Io almeno, nonostante acciacchi e peripezie riesco a fare ancora tutto, circa meno quasi, ciò che mi sono prefissata, per adesso.

Bene, è giunto il momento, cambio le lenzuola del letto e metto quelle blu. Chissà quale altra storia mi inventerò…

Blu come il mare, blu come la notte, blu come l’ inchiostro…

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